Un articolo del dott. Agostino Di Ciaula
Nel 1995 in Puglia si contavano circa 752 mila bambini di età compresa tra 0 e 14 anni. Nel 2016 se ne contano poco meno di 563mila. In 21 anni, in media, 9000 bambini pugliesi in meno all’anno. Se continua così, tra circa 60 anni praticamente saremo estinti.
Negli ultimi 10 anni il tasso di fecondità è aumentato del 6.5% in Italia, mentre in Puglia è sceso del 3%. Un ruolo importante sicuramente lo ha la discriminazione economica subita dalla Puglia come da tutte le altre regioni meridionali: l’incidenza di povertà relativa è circa il 10% in Italia, circa il 19% in Puglia. E quando si hanno difficoltà economiche diventa difficile mettere in cantiere figli. Fa molto ma non tutto, considerato che, tutto sommato, tra il 1999 e il 2015 le persone in povertà relativa in Puglia sono diminuite di circa il 7% e, tutto sommato, i pugliesi sono da sempre abituati a vivere così.
Semplicemente in Puglia è diventato più difficile nascere. Tra il 1982 e il 2013 l’abortività spontanea in Puglia è aumentata del 61%. Proprio qui in Puglia è stato condotto uno studio che ha dimostrato una relazione diretta tra alcuni inquinanti atmosferici e il numero di aborti spontanei. Lo stesso studio ha dimostrato che nelle città pugliesi che ospitano impianti industriali inquinanti c’è una natalità più bassa.
Si ha più difficoltà a nascere e alcuni di quelli che nascono corrono rischi che bambini di altre aree geografiche non corrono.
Il tasso di dimissione per malformazioni congenite è più alto di circa il 15-20% in Puglia rispetto alle medie nazionali. A Manfredonia, sito inquinato e mai bonificato, c’è una prevalenza di malformazioni congenite del 36% più alta rispetto al resto della regione. A Taranto c’è una prevalenza maggiore del 10%, con eccessi di malformazioni degli arti e del sistema nervoso. A Brindisi ci sono eccessi di malformazioni (soprattutto cardiache) rispetto alle medie europee.
Ma la Puglia, secondo dati della Scuola Sant’Anna di Pisa, è anche la regione con il più alto tasso di ospedalizzazione in età pediatrica e siamo al terzo posto in Italia per mortalità nel primo anno di vita. Proprio in Puglia è stato condotto uno studio che dimostra come l’inquinamento da PM10 è un fattore di rischio per il diabete tipo 1, quello insulino-dipendente dei bambini. E le aree con le maggiori concentrazioni di PM10 sono anche quelle con la maggiore incidenza di diabete tipo 1.
Chi nasce a Taranto capita in un posto in cui, oltre a dover vivere con l’incubo dei wind days e della diossina nei parchi pubblici, l’incidenza di tumori pediatrici ha un eccesso del 54% rispetto alle aree di riferimento. Una vergogna per un Paese civile. I dati dei registri tumori ci dicono che a Brindisi c’è un tasso di linfomi infantili più alto rispetto alle medie nazionali. Nella BAT questo discorso vale per i sarcomi infantili. A Lecce per i tumori pediatrici del sistema nervoso centrale. Nella BAT c’è un tasso di incidenza di tumori a zero anni (praticamente alla nascita) che è circa doppio rispetto ai valori nazionali e meridionali.
Per fortuna l’80% dei bambini con un tumore sopravvive ma in due terzi dei casi i sopravvissuti hanno complicanze (anche molto gravi) il cui rischio aumenta con l’età e, purtroppo, pochi avranno un vita serena.
Queste cifre indicano non sfortuna o accanimento del fato ma malessere, sofferenza e discriminazione generate da scelte sbagliate.
Certo, non si deve cadere nell’allarmismo. Ma la demografia e l’epidemiologia stanno lanciando in Puglia avvertimenti che converrebbe raccogliere, fino a quando si è in tempo.
Purtroppo non c’è un interruttore che basta spegnere. E se anche ci fosse, dopo averlo spento continueremmo a registrare danni almeno ancora per un paio di generazioni. Potremmo però iniziare dalla consapevolezza che chiudere gli occhi sul passato e sul presente significa non avere più futuro.
“Quando un uomo ha grossi problemi dovrebbe rivolgersi ad un bambino. Sono loro, in un modo o nell’altro, a possedere il sogno e la libertà” (Fedor Michajlovic Dostoewskij).