Leggiamo a distanza di 5 mesi i verbali dell’ARO BA 2, datati 15/10 e 12/11/’15. Presenti i Sindaci di Modugno, Binetto, Bitetto, Giovinazzo, Palo del Colle, Sannicandro di Bari; l’Assessore all’ambiente di Modugno, la Responsabile ARO BA 2, il Comandante di P.M. di Bitetto, il Segretario Generale e il Comandante PM di Bitritto, il Responsabile tecnico del comune di Sannicandro di Bari.
Il Sindaco del Comune di Giovinazzo, Tommaso De Palma, riconosce la situazione critica della raccolta e dello smaltimento della frazione umida nei comuni che compongono l’ARO BA 2. Dichiara che l’oligopolio di Tersan Puglia produce tariffe elevate, con riverbero sui costi del servizio quindi sulle tasche dei cittadini. Fin qui un ragionamento che non farebbe una grinza. Se non fosse che alternativa a tutto questo consisterebbe nel rendere operativo il “nuovo” impianto di trattamento della frazione umida per il quale è risultata aggiudicataria, alcuni anni fa, con gara pubblica, la società DANECO IMPIANTI spa. Lo stesso Sindaco riferisce che benché tale impianto, destinato a produrre RBM (rifiuti biostabilizzato maturo) risulti oggi ampiamente superato, si ritiene plausibile ipotizzare una conversione del progetto iniziale, in un impianto di biostabilizzazione, che gestirebbe con finanziamenti pubblici rinvenienti dai comuni d’ambito. In una fase successiva poi la Regione potrebbe farsi promotrice della realizzazione di un impianto con tecnologia possibilmente aerobica, che possa inserirsi nell’apparato impiantistico pubblico. Diciotto mesi per riconvertire l’impianto DANECO con soldi pubblici. Quindi l’assemblea si impegna a redigere un forte segnale alle autorità preposte al governo del ciclo dei rifiuti con la stesura di un documento a firma di tutti i sindaci.
Inutile virgolettare, perché tutto quello che è stato qui riportato è la versione pressochè integrale del verbale del 15/10/’15
A questo punto ci facciamo alcune domande:
1) È giusto pagare DANECO con soldi pubblici perché converta un impianto “ampiamente superato” cioè decotto, in un impianto di biostabilizzazione, al quale verrebbe conferita la frazione organica da raccolta differenziata per poi finire in discarica?
2) E’ plausibile ipotizzare una conversione del progetto iniziale DANECO, con finanziamenti pubblici rinvenienti dai comuni d’ambito, nell’attesa che la Regione potrebbe farsi promotrice della realizzazione di un impianto con tecnologia aerobica, che possa inserirsi nell’apparato impiantistico pubblico.
3) Quanto costa la conversione di questo impianto della Daneco?
4) È giusto destinare risorse pubbliche ad un gestore che, secondo dichiarazioni recenti dello stesso Sindaco di Giovinazzo (febbraio 2016) opera in un impianto non a norma (http://www.giovinazzoviva.it/notizie/la-discarica-di-san-pietro-pago-si-ferma/) ?
5) Quanto costerebbe il servizio di conferimento della frazione umida al “nuovo” impianto Daneco?
6) Quanto costerebbe la successiva destinazione finale (verosimilmente la discarica della stessa Daneco) del materiale trattato nel “nuovo” impianto di biostabilizzazione ?
7) Nei diciotto “possibili” mesi di attesa, che fine farà la frazione organica derivante dall’ormai imminente raccolta differenziata ?
8) Qual è l’analisi di costi, di economia di scala e di alternative che ha portato ad assumere questa decisione escludendo altre possibilità ?
9) Se e quando la Regione realizzerà un impianto “possibilmente aerobico” che fine farà l’investimento pubblico di cui la Daneco sarà beneficiaria?
Un piccolo impianto di compostaggio aerobico al servizio dell’Aro si potrebbe realizzare nello stesso periodo richiesto per la rianimazione dell’impianto DANECO, eventualmente anche con formule pubblico/privato e con controllo pubblico. Sempre che la Regione, come sembra, non acceleri la realizzazione dell’impiantistica pubblica di cui gli ARO hanno bisogno. In realtà lo stesso verbale dell’ARO minaccia un segnale forte alla Regione mentre chi gestisce il ciclo dei rifiuti con tutta probabilità sta già pensando alla realizzazione di un impianto di compostaggio aerobico. Il periodo di attesa per la realizzazione di questo impianto aerobico poteva o potrebbe essere gestito concordando con la Tersan una tariffa vantaggiosa? Le puzze della Tersan resteranno a Modugno, sia che l’ARO BA 2 conferisca lì la propria frazione umida sia che non lo faccia e come spesso accade, ci sembra che la pancia della politica prevalga su una soluzione più equa e razionale. Ma questa volta c’è qualcosa di più: soldi pubblici per riconvertire, un destinatario privato scelto senza considerare alternative e un impianto privato e superato nella propria tecnologia come lo stesso ARO mette a verbale.