L’incidente stradale del 26 gennaio scorso in pieno centro a Bari, ha coinvolto sei feriti e ha generato un morto. Dinamica da film quella dell’impatto: un’ambulanza proveniente da un’arteria principale, quale via Q.Sella, percorrendo a rettilineo la strada, ad alta velocità, per poter assicurare una paziente di 39 anni, affetta da grave crisi respiratoria, al Policlinico di Bari, si è scontrata all’altezza dell’incrocio con via Crisanzio, con una Citroen C3 con due persone a bordo.
Nel violento urto, entrambi i mezzi sono finiti contro il palazzo sul fronte destro. Un adolescente che si recava a scuola, è stato letteralmente scaraventato in un negozio attiguo; i due passeggeri della Citroen C3 sono rimasti bloccati nell’auto e solo l’intervento dei Vigili del Fuoco con i loro cavi d’acciaio, è riuscito, senza non poche difficoltà ad estrapolarli dall’abitacolo. Serie ferite anche per due operatori sanitari e l’autista dell’ambulanza: tutti ricoverati. Purtroppo, l’unica persona che non si è salvata è stata la giovane donna di 39 anni, che ha subito un arresto cardiaco, tutto da verificare, se per colpa dell’impatto o della crisi respiratoria. Ricordiamo che allo stesso incrocio, soltanto nel settembre scorso ne è accaduto un altro e, nel 2003, con la stessa dinamica, un’auto finì dritta in un negozio ad angolo, rischiando di uccidere il proprietario del locale che si trovava dietro il bancone e che fu ricoverato in stato di shock. Non è la prima volta che scontri simili si verificano a livello di questi incroci particolari dei centri cittadini, con una frequenza che statisticamente spaventa e con dinamiche quasi tutte uguali. E’ vero che l’attenzione, la stanchezza, la superficialità, la leggerezza o la sicurezza di sé, a volte il pressapochismo portano spesso a questo tipo di disastri che potrebbero essere evitati. L’educazione civica stradale dovrebbe precedere la bravura di qualsiasi conducente, ma è anche vero che in un’epoca come questa, forse dovremmo attrezzarci meglio, come in altri Paesi europei, adottando politiche stradali, civili e di viabilità che possano consentire una ricerca di sistemi all’avanguardia per avvertire gli automobilisti del rispetto verso mezzi di emergenza e non, magari con tecniche di allarme o visive che segnalano l’arrivo da pochi metri della vettura, transenne che possano tutelare marciapiedi che tanto tempo fa erano camminamenti tranquilli per i pedoni, ma già da tempo non lo sono più, poiché una volta non c’erano molte auto, non correvano ad alta velocità, non c’era lo stress che oggi è nostro compagno di viaggio. E’ bello mantenere le nostre città quanto più somiglianti alla loro foto storica, ma purtroppo, non sempre possiamo permettercelo. Ci auguriamo che le Amministrazioni Comunali e la Politica possano prendere in considerazione questo serissimo aspetto per una rivisitazione della condizione di sicurezza, non solo sotto l’aspetto punitivo verso i cittadini, ma perseguendo quello della tutela.
L’esperienza insegna…
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