Appuntamento politico, pertanto, molto importante per la verifica delle offerte e dei propositi di collaborazione abbozzate nei primi consigli comunali di quest’anno.
L’esposizione delle proprie linee programmatiche offre al sindaco Magrone l’opportunità di dare inizio a Modugno a una nuova era politica. La sua vittoria nell’ultima campagna elettorale dimostra che i modugnesi “vogliono” una politica non più basata sulla competizione fra rappresentanti più o meno influenti di particolari categorie sociali, ai quali la lezione subita nell’ultima campagna elettorale dovrebbe (speriamo) essere definitivamente chiara. I modugnesi con il loro voto hanno chiesto che si ponga fine al lungo conflitto politico che ha rallentato se non addirittura impedito di intraprendere quelle iniziative mirate al progresso economico del territorio. La crescita economica è fortemente influenzata dai conflitti fra gruppi politici; conflitti sociali che danno origine a processi destabilizzanti che arrestano la crescita, impedita dagli economie losers (sconfitti economici), coloro che temono di perdere i loro privilegi economici, e dai political losers (sconfitti politici), quelli che temono di perdere la loro influenza sul sistema politico. Conflitti sulle regole, sull’amministrazione, che condizionano le attività economiche e ne selezionano i vincitori.
Si crea un conflitto quando i programmi politici dei vari gruppi non possono essere contemporaneamente realizzati. Qualcuno sarà sconfitto e le sue speranze deluse, mentre i suoi antagonisti riusciranno a ottenere quanto sperato e incideranno profondamente sull’economia della città. Nelle linee programmatiche di un programma di sviluppo economico spesso si evita di introdurre iniziative che possano favorire anche la crescita della cooperazione fra maggioranza e opposizione nella scelta degli interventi da realizzare. Nel passato la classe politica vincente ha seguito sempre la stessa logica: pur di non favorire la crescita della controparte sconfitta in campagna elettorale, non ha introdotto le iniziative economiche o ancorché politiche proposte dall’opposizione, anche se potevano favorire la crescita economica della città. In un regime da molti ritenuto “assolutista” come quello instaurato dall’attuale amministrazione comunale, “dominata” dalla forte personalità del sindaco, un sindaco che si avvale del suo potere per modellare come preferisce il programma economico, sarà possibile giungere alla fine dell’annoso conflitto e favorire la nascita di politiche di cooperazione fra i vari gruppi e movimenti politici della città?
Molti si attendono una risposta negativa, per il semplice fatto che si è sempre fatto così ma in definitiva che cosa lo impedisce? L’ostacolo maggiore al processo di collaborazione fra le forze politiche è rappresentato, da una forma di paura del cambiamento, dal timore verso gli effetti di un cambiamento radicale che si associano a quelli che l’economista Joseph Schumpeter definiva come fenomeni di distruzione creatrice. È necessario distruggere il vecchio perché tutto diventi nuovo. La mancanza di cooperazione politica determina le condizioni per l’esistenza di tanti personaggi dotati di potere sufficiente a esercitare un diritto di veto, “politichetti” che intuiscono quanto la collaborazione indebolirebbe il loro potere politico, rendendo loro più difficile, se non impossibile, intervenire sulle istituzioni economiche del territorio per favorire i propri interessi a discapito di quel bene comune di cui tanto, a parole, si preoccupano.
Nicola Magrone ha l’opportunità di dare inizio a quella distruzione creatrice che tanto spavento procura ai political losers nostrani; glielo permette il mandato degli elettori che l’hanno indicato, per due volte, come migliore fra i candidati a sindaco della nostra città.
Questa però è sempre e soltanto un’opinione.