nel centro storico
Una piccola chiesa del Trecento a struttura bizantina, la Chiesa di Sant’Antonio, è stata finalmente ‘liberata’ a Modugno, nel centro storico, dai telai che per 15 anni hanno ancorato ad essa una casa abbandonata con problemi di staticità. Si stanno infatti concludendo i lavori necessari alla casa, svolti in esecuzione di un’ordinanza emessa nel marzo 2014 da Nicola Magrone, in qualità di Sindaco, a tutela della pubblica incolumità e per recuperare alla fruizione della comunità un bene storico.
Per indiscusso merito dell’ultima amministrazione, si sana oggi un’ingiuria durata 15 anni. La vicenda infatti è uno dei “pastrocchi” edili e urbanistici trascurati per decenni dalle amministrazioni che si sono succedute a Modugno. La chiesetta del XIV secolo, tramite un telaio di sostegno realizzato con tubi da impalcature, sorreggeva dal 2000 un palazzo di due piani che la fronteggia.
Il ripristino della fruibilità della chiesa, senza pericoli per le persone, è certamente uno dei meriti dell’Amministrazione Magrone, fatta cadere il 22 agosto 2014, dopo un solo anno di attività da 13 consiglieri comunali dimessisi dinanzi ad un notaio per evitare la seduta consiliare nella quale avrebbero dovuto assumersi le decisioni per riportare la legalità nel settore edilizio dopo la scoperta che a Modugno si era costruito per 15 anni con norme illegittime.
Ii lavori di manutenzione straordinaria e consolidamento statico dello stabile di Via Corsica, nel Centrolibera chiesa s.antonio.jpg storico di Modugno, furono ordinati, un anno fa dall’allora sindaco Nicola Magrone, nell’esercizio dei suoi poteri di Sindaco, allo scopo di mettere in sicurezza l’edificio, tutelare la salute pubblica e rimuovere il puntellamento che gravava sulla facciata della prospiciente chiesa S. Antonio. E con l’obiettivo non secondario di restituire alla piena fruizione della comunità un bene storico/culturale: la chiesa di S. Antonio, costruita nel 1376; in altre parole, un luogo di culto dalla storia plurisecolare.
Il palazzo di via Corsica era ancorato dal 2000, per motivi di staticità, a questa piccola chiesa del Trecento tramite un telaio di sostegno realizzato con tubi da impalcature. Tutta la vicenda relativa al ‘puntellamento’, escogitato in via estemporanea per impedire cedimenti della palazzina considerata a rischio crollo, si è sostanziata in uno dei “pastrocchi” edili e urbanistici trascurati da decenni dalle amministrazioni che si sono succedute a Modugno.
“Da sindaco – dice Nicola Magrone -, appena accertata a inizio 2014 la necessità di un intervento di urgenza, ho fatto l’ordinanza con la quale si diceva ai proprietari di mettere in sicurezza l’edificio. Se non l’avessero fatto loro, aggiungeva l’ordinanza, sarebbe stato il Comune a intervenire con un’azione di consolidamento strutturale, presentando poi il conto ai possessori delle spese. Poi, a novembre scorso, a conclusione di una lunga opera di mediazione con i proprietari, si è data esecuzione a quel mio provvedimento e si sono cominciati i lavori di consolidamento, ponendo fine a una vicenda che nessuno, nei tredici anni che hanno preceduto la mia amministrazione, ha voluto o saputo risolvere. Questo è un nostro successo.”
Il ‘puntellamento’ – dice Magrone – “inizialmente aveva solo carattere provvisorio, ma ha finito per incancrenirsi fino a diventare l’ennesimo insulto alla città: un groviglio di ferramenta puntato contro la facciata della chiesetta. Un sistema assurdo divenuto per giunta esso stesso malsicuro. Il simbolo più eclatante dell’abbandono e del degrado in cui è stato lasciato naufragare il centro storico di Modugno.”
La decisione di far decadere – nell’agosto 2014 – il consiglio comunale, il sindaco Magrone e la sua giunta, attraverso le dimissioni di tredici consiglieri comunali dinanzi ad un notaio, mostra ogni giorno di più che l’intento era soprattutto quello di bloccare la vera e propria rivoluzione avviata da Magrone nella cura della città: per quanto riguarda la chiesa di Sant’Antonio questo intento è fallito.