Nella rappresentazione del Presepe, i valori della Religione Cristiana e della Civiltà Occidentale.
Già nella caverna davanti al fuoco l’Uomo plasmava con l’argilla raffigurazioni plastiche della Dea Madre e riservava un angolo della capanna al culto degli antenati, spiriti benevoli e protettori, abbozzandone le immagini nel legno, nell’osso, nella pietra.
Cosa è dunque il Presepe, a distanza di millenni, se non il desiderio di invitare e stabilire nella propria casa il dio benefico apportatore di salute e benessere a tutta la famiglia riunita?
Nei giorni d’inverno, quando le tenebre cominciano ad arretrare davanti al giorno che si fa più lungo e al sole che si fa più luminoso, il Natale del Cristo Luce del Mondo sostituisce il culto del Sol Invictus promosso da Costantino il Grande per restaurare l’autorità imperiale indebolita da anni di ribellione e guerre civili. Ma nella decadenza e nel crollo dell’Impero Romano, solo la figura di Gesù, Imperatore del Mondo, restò come riferimento ideale per tutti coloro che ancora credevano e si adoperavano nella difesa, conservazione e restaurazione della civiltà dell’Impero d’Occidente.
Ecco quindi il Bambino portatore di speranza gioiosa intorno al quale tutto il mondo si dispone simbolicamente rappresentato non solo dai pastori ma da tutti i mestieri dell’uomo davanti alla mistica grotta.
Francesco d’Assisi, che celebrava a Greccio il Natale col primo presepe vivente, non poteva immaginare quale sviluppo la sua intuizione avrebbe avuto. Anno dopo anno, un secolo dopo l’altro, nel presepe si sono raccolti e condensati simboli mistici ed alchemici, frutto codificato di tutto il nostro pensiero occidentale.
Il Fuoco che fonde i metalli e scalda i bivacchi dei pastori, seme dei bastoni nelle carte da gioco napoletane; la Terra che produce ricchezza e per la quale si combatte, seme di denari; l’Acqua fonte di vita che sgorga dalle sorgenti, simbolo di verità rivelata, o si nasconde in fondo ai pozzi, verità segreta, il seme di coppe; l’aria, anche essa indispensabile alla vita, elemento turbolento rappresentato dal mulino a vento, seme di spade: ecco i quattro elementi che nella filosofia greca formano il mondo in tutte le loro combinazioni, ecco i simboli nel mazzo dei Tarocchi dove si rivelano il passato, il presente ed il futuro.
Ma il Presepe è anche raffigurazione di un viaggio di conoscenza e di perfezionamento. Prima di raggiungere la grotta, matrice della rivelazione divina, occorre prepararsi con nove giorni di preghiera (nove, il tre che nella cabala ebraica è simbolo di completamento e di perfezione nella Trinità Divina, moltiplicato per se stesso e quindi numero della perfezione suprema), affrontando ogni sorta di peripezie e di tentazioni simboleggiate da strade impervie, ponti sospesi nel vuoto, taverne di dubbia reputazione dove è in gioco non solo la vita, ma l’anima stessa. È quindi anche rappresentazione simbolica di un viaggio iniziatico verso la conoscenza suprema, così come ciascuno, allestendo il presepe, inconsciamente percepisce e vi si dispone.
Ma sopra tutto e prima di tutto, al disopra delle incrostazioni intellettuali, è la figura del Bambinello che trionfa. Si può essere o no credenti, ma nella figura del Bambino che nasce è la promessa e la speranza di un avvenire radioso.
Ecco perché questo simbolo della nostra Fede cristiana deve essere presente sempre nelle nostre case e anche nelle nostre scuole, come il Crocifisso e il ritratto del Presidente della Repubblica. E se gente venuta da Paesi lontani non è in grado di comprendere e apprezzare, non credo sia offesa alla altrui sensibilità ma occasione di integrazione per far comprendere i valori della nostra Civiltà Occidentale.
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