Mi ritrovo a camminare a fianco di me stesso per le strade della Città Eterna in una mattinata piovosa d’ autunno con i pensieri rivolti al mio vissuto. Una sorta di analisi, un vagare nella mente alla ricerca delle fasi più significative della mia esistenza. I miei pensieri, spesso distolti dall’ urto d’ un passante o dalla mia stessa immagine riflessa nelle vetrine appannate, continuano a navigare a ritroso ed in avanti nel tempo.
Così, penso che oggi é il mio compleanno e m’ accorgo che poco m’importa, il tempo che passa non m’ assilla. Trovo che ridurre l’ esistenza alla stregua d’una stecca millimetrata sia deleterio, specie quando, nell’ avanzare ineluttabile degli anni, ti ritrovi a fare i conti con le tante tacche sulla stecca e a riconsiderare programmi e prospettive.
Mi danno un senso d’inquietudine quei piccoli solchi disseminati sulla scala di colori cangianti della nostra esistenza; il bianco della fanciullezza, il verde dell’adolescenza, il rosa del vigore, della gioventù , il rosso della maturità, via via fino al nero, preludio alla fine. Alla fine? Forse ! Per me si, mentre per altri, é solo l’ inizio d’ una beata vita eterna.
Insomma, una specie di clessidra nella quale veder trasmigrare, man mano ed inesorabilmente, la tua esistenza dall’ alto in basso, verso il destino finale. Il ritorno, dopo il tuo vagabondare, nel ventre materno, la Terra. E ti rendi conto,osservando quelle tacche abrase, che l’ineludibile nero si sta avvicinando.
Ti chiedi allora, a cosa sia servito il tuo passaggio, veloce come una folata di vento, su questo mondo, meraviglioso persino con le sue contraddizioni, le sue aberrazioni, i suoi misteri cui l’ umana intelligenza non potrà mai svelarne completamente l’ arcano.
Eh si! il mistero dell’ esistenza, il grande enigma, la domanda alla quale non avremo mai una risposta: Perchè si nasce, perchè si vive, perchè si muore. Nessuno ci ha mai detto o ci dirà mai quali siano le regole d’ ingaggio della nostra missione terrena. Ognuno é lasciato al proprio arbitrio, ognuno é artefice della propria esistenza, condizionata solo da norme comportamentali. Assale persino un dubbio: Ma esistiamo veramente, oppure siamo mera illusione pensante ? Un niente nel niente ? Il quesito, cui molti cercano di dare una razionale risposta, rimane aperto.
Ripenso allora all’azzurro del cielo, all’immensità del mare e del suo continuo agitarsi, alle montagne , al verde della primavera, al canto degli uccelli , al richiamo d’ amore di gatti sui tetti, alle primule sbocciate sul balcone, al dischiudersi d’una rosa, al brivido d’ una carezza, al ridere gioioso d’una donna, al vagito d’un bimbo, alla natura che si rinnova. No, non é mera illusione, la vita é vera, la vita é bella, la vita é si un mistero, ma la vita, si la vita, breve o lunga che sia, vale la pena di cercare il coraggio per attraversarla fino … alla fine.
Dubis Villalobos commenta:
E’ come tuffarsi all’improvviso da una cascata nella foresta pluviale, ogni parola è uno scroscio gioiosamente rumoroso ma che fa male come l’impeto che trascina l’acqua che viene giù dalla cascata e dalla quale non puoi e non vuoi sfuggire!