Ambasciatori del Senegal

“Sénégal, comme toi, comme tous nos héros, Nous serons durs, sans haine et les deux bras ouverts, L’épée, nous la mettrons dans la paix du fourreau, Car notre travail sera notre arme et la parole. Le Bantou est un frère, et l’Arabe et le Blanc”.
“Senegal, come te, come tutti i nostri eroi, Noi saremo duri, senza odio e con le braccia aperte, La spada, noi la metteremo nella pace del fodero, Perché il nostro lavoro sarà la nostra arma e la parola. Il Bantu è un fratello, come l’Arabo e il Bianco”.
Questa frase fra le altre dell’inno nazionale del Senegal forse è quella che illustra meglio il carattere del popolo senegalese. L’incitazione a utilizzare il lavoro come arma e voce, unita alla dichiarazione di fratellanza verso gli altri popoli viene rispettata alla lettera e il numeroso e festoso gruppo di senegalesi che nella giornata di giovedì 19 settembre si è radunato a Modugno lo hanno ampiamente dimostrato. I colori delle loro vesti tradizionali, la fantasia dei copricapo delle donne e la vivacità dei loro bambini hanno riempito gli ampi locali del centro anziani, messi gentilmente a disposizione dall’amministrazione comunale. Il “benvenuti a Modugno” che a nome della città il sindaco Nicola Magrone ha rivolto ai presenti è stato accolto da un caloroso applauso; lo stesso entusiasmo la platea ha riservato all’assessore Rosa Scardigno che ha assicurato la completa disponibilità – dell’amministrazione comunale in generale e dell’assessorato alle politiche sociali in particolare – per il superamento delle eventuali difficoltà di inserimento che la comunità senegalese dovesse incontrare. Non meno caloroso è stato l’applauso che gli immigrati hanno riservato al console onorario di Bari Massimo Navach che ha portato i saluti dell’ambasciatrice del Senegal in Italia Seynabou Badiane e donato una targa ricordo al Marabou Babacar Sy, maestro di vita e guida spirituale del popolo senegalese, per la visita del quale è stato organizzato l’incontro. La giornata dedicata all’incontro di persone che amano chiamarsi “Fratelli” si è svolta all’insegna della tipica “rimpatriata” che deve essere stata vissuta in epoche passate anche dai nostri connazionali all’estero. Volti sorridenti, abbracci e lunghissimi saluti che stupiscono per l’enorme numero di richieste di notizie sui famigliari che ognuno rivolge all’altro: come stai, tua madre come sta, e i tuoi figli, hai chiamato casa, da quando non li vedi, e tanto ancora con una franchezza che a noi impazienti “uomini civilizzati” sembra una perdita di tempo e un non necessario rapporto sui fatti nostri. Nel ringraziare il sindaco Magrone per la sua accoglienza, il console Navach per la sua presenza, l’assessore Scardigno e gli altri ospiti per il loro intervento il Marabou Babacar Sy ha incitato i propri connazionali al rispetto delle leggi del paese che li ospita e a sentire la responsabilità di essere ambasciatori del Senegal nel mondo.

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