La Ecofuel nuovo fantasma ambientale per Modugno

Altro pericolo ambientale per Modugno. Sarà una coincidenza ma subito dopo la revoca dell’ordinanza emessa nel 2010 dall’allora sindaco Rana, a firma del Commissario Magnatta, che vietava qualunque tipo di insediamento inquinante sul territorio, è arrivata l’ennesima doccia gelata per i modugnesi. Una revoca, quella del commissario Magnatta, motivata  da una nuova “valutazione degli interessi in gioco”.  Il 14 giugno scorso è stato infatti pubblicato sull’albo pretorio on line del Comune di Modugno il primo avviso di realizzazione di un “impianto di depolimerizzazione della plastica per la produzione di liquido combustibile assimilabile a gasolio e cherosene” presentato dalla società Ecofuel Apulia s.r.l. da realizzarsi in Via delle Mammole,26. L’avviso pubblico di assoggettabilità a V.i.a (Valutazione di impatto ambientale), era stato pubblicato già il 23 maggio 2013 sul B.u.r.p regionale. Le osservazioni del pubblico possono essere presentate entro il 6 luglio prossimo al settore ecologia della Regione Puglia. Analoga domanda di assoggettabilità a Valutazione di impatto ambientale (V.i.a.) fu presentata dalla società Ecofuel Apulia s.r.l. anche nel 2009, il cui impianto sarebbe sorto in Lama Misciano sul territorio di Bitonto  in zona A.s.i. nei suoli attualmente sotto sequestro da parte della Guardia di Finanza e successivamente assegnato sui suoli A.s.i. del Comune di Modugno.

Dopo la lettura dello studio preliminare ambientale depositato presso il Comune di Modugno, il Comitato Pro Ambiente ha annunciato battaglia. E tramite il suo presidente Tino Ferrulli rileva che “i dati sulle emissioni di S.o.v. ipotizzati dall’Ecofuel non hanno validità statistica poiché si riferiscono a misure eseguite su un orizzonte temporale troppo limitato, per di più scelto univocamente dall’industria, per rappresentare in maniera conforme e congruente il fenomeno emissivo e che sono inferiori ai dati realmente producibili da una verifica dell’Arpa. Tra i problemi più temuti per la salute, le emissioni inquinanti diffuse che non risulterebbero tuttora convogliate e abbattute.

La Regione Puglia e la Provincia di Bari non hanno preteso un piano organico del loro contenimento nonostante il D.lgs. 3 aprile 2006, n. 152. Per tali emissioni- continua Ferrulli-  la Regione ritiene idonei i controlli/autocontrolli annuali evitando così la loro qualificazione e quantificazione giornaliera. Riguardo ai camini di raffreddamento nelle campagne annuali di controllo emissioni, la Regione dichiara idonee le concentrazioni ritenute, senza specificare se in quei periodi gli impianti lavorerebbero a pieno o a basso regime. Queste emissioni interagiscono in atmosfera con gli Nox, creando composti secondari ancor più pericolosi dei primari (Solfati, Nitrati, micro polveri secondarie PM1-PM2,5). Basta una sola esposizione di emergenza per scatenare gli effetti da “sin cancerogenesi”. Le caratteristiche tossicologiche delle sostanze emesse permettono di affermare che nella zona circostante la Ecofuel già esiste un problema sanitario e che detto problema si può aggravare con l’attività della ditta stessa. Si chiede, dunque, ai cittadini un danno maggiore di quello certificabile e l’esposizione prolungata a detti agenti chimici che può comportare per tutta la popolazione esposta, un aumento di contrarre le patologie correlate. Infatti nello studio preliminare la società Ecofuel dichiara che un impianto di termovalorizzazione avrebbe un impatto maggiore in termini di emissioni di gas incombusti in atmosfera  rispetto a quello di depolimerizzazione, a parità di materiale plastico in ingresso.
Quest’ultima affermazione estrapolata dallo studio preliminare ambientale resa dalla società Ecofuel costituisce l’ammissione che l’impianto inquina ed inquinerà.   Modugno pertanto  non può tollerare più il verificarsi di episodi compromettenti l’ambiente e la salute.  Proporrà all’Amministrazione comunale insediatasi da poco, il ripristino della moratoria revocata, ossia, il ripristino del divieto di realizzazione di nuovi impianti inquinanti perché il territorio  non subisca ulteriori e dannose speculazioni.  Circa l’iter procedurale- conclude Ferrulli- riguardante l’acquisizione  dei nulla osta e l’acquisizione dei pareri dei Comuni interessati, il Comitato Pro Ambiente  si riserva di verificare che il rispetto sia avvenuto secondo legge”.

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