Saranno processati a partire dal prossimo 2 luglio dai giudici della prima sezione collegiale del Tribunale di Bari, i quattro imputati per i quali il pm della Procura di Bari, Francesco Bretone, aveva chiesto il rinvio a giudizio nell’ambito dell’inchiesta sulla costruzione dell’inceneritore di Modugno, centrale elettrica alimentata a Cdr della società Eco Energia srl (Gruppo Marcegaglia). Gli imputati sono il progettista e il direttore dei lavori – Carmine Carella, di Bari, e Nicola Trentadue, di Modugno – il legale rappresentante di Ecoenergia, Antonio Albanese, di Massafra (Taranto) e l’ex dirigente del settore ecologia della Regione Puglia Luca Limongelli. Carella, Trentadue ed Albanese sono accusati di avere, in concorso tra loro, cominciato i lavori dell’inceneritore senza le autorizzazioni previste (parere vincolante dell’Autorità di Bacino, essendo l’area sottoposta a vincolo idrogeologico, e nulla osta dell’Enac per la distanza dall’aeroporto) e per aver violato il vincolo paesaggistico e archeologico. Limongelli invece, è accusato di falso ideologico e abuso d’ufficio, per aver rilasciato parere favorevole di valutazione di impatto ambientale per la realizzazione dell’impianto, definendo “erroneamente” le ceneri prodotte dalla centrale come rifiuto non pericoloso.
Nel corso dell’udienza preliminare davanti al gup Susanna De Felice si sono costituite le parti civili: ammessi il Comitato Pro Ambiente, i comuni di Bari e Modugno e i Verdi di Modugno. I primi tre ne avevano fatto richiesta già il 13 ottobre scorso, mentre i Verdi solo nell’udienza del 13 marzo. Al Comitato Pro Ambiente è stato riconosciuto il diritto “iure proprio” ad intervenire nel procedimento in questione a fronte dell’ampia rappresentatività dimostrata tramite la raccolta di ben 15000 firme a Modugno per le annose vicende ambientali che attanagliano il territorio, nonché del ruolo attivo dimostrato all’interno della procedura amministrativa relativa al rilascio della valutazione di impatto ambientale (Via) per l’impianto in questione da parte del comitato via della Regione Puglia. Il giudice ha riconosciuto rilevante ai fini della decisione anche uno dei fini perseguiti dal comitato quale lo scopo statutario e precisamente quello di “sensibilizzare e mobilitare i cittadini al fine di salvaguardare la salute pubblica e il territorio ogni volta che viene a conoscenza di fatti, attività e volontà atte a favorire la realizzazione di impianti che mettano a repentaglio la salute dei cittadini, causare degrado ambientale o arrecare danno al patrimonio artistico -culturale e/o ai beni patrimoniali dei cittadini”. Il Comune di Modugno è stato riconosciuto quale ente interessato territorialmente, mentre il Comune di Bari in quanto interessato per le eventuali ricadute ed impatti ambientali. I Verdi, invece, per aver dimostrato anch’essi di aver partecipato all’iter procedurale relativo a tale impianto di incenerimento. Il giudice De Felice ha inoltre rigettato la richiesta di rinvio avanzata da alcuni imputati per procedere al ripristino dello stato dei luoghi: sarebbe potuto ben avvenire – ha motivato il gup – già prima dell’udienza e nulla impedisce che avvenga entro la fine del processo senza che sia necessario interromperne i termini.