Si sa, in tempo di crisi economica e sociale, storicamente, aumenta il clima di sospetto ed intolleranza verso gli immigrati e, in generale, i diversi che non trovano posto negli schemi e nelle strutture della società. Modugno non è esente da questo fenomeno. Vittime: le comunità di stranieri residenti sul nostro territorio o la comunità, non meglio definita, rom.
Si moltiplicano casi per così dire ‘antipatici’ che, seppur non raggiungono alti livelli di guardia, sono certo il segnale preoccupate di un crescente senso di intolleranza della città. Aumentano scritte contro la comunità indiana invitata ad andarsene dalla città, scritte visibili in via Marconi o sul gabbiotto della biglietteria Fal in p.zza Garibaldi e, anche se ora cancellata, per un periodo in c.so Vittorio Emanuele. Spesso di sera le donne di colore che vivono nella città vecchia (attorno a p.zza Romita), sono disturbate da quanti cercano di sfondare le loro porte o, semplicemente, le apostrofano ricordando il lavoro che sono costrette a fare, come se i loro clienti non fossero anche modugnesi. Diverso il fenomeno che accompagna il disagio rappresentato dalla presenza dei rom. Coloro che comunemente vengono definiti zingari, per il loro stile di vita quasi opposto al nostro, sono ancor più difficili da accettare e con loro sembra ancor più arduo un tentativo di integrazione. Sembra essere giustificato il malcontento suscitato dalla loro presenza dal fatto che, molto spesso, questi spargono sulle strade gli indumenti pescati dal bidone dei vestiti usati, sono protagonisti di atti di accattonaggio e sono accompagnati dal pregiudizio, vero o falso che sia, sulla loro propensione al furto. Fenomeni diversi che, tuttavia, non vanno sottovalutati. Storicamente le spirali di violenza sono sempre iniziati dai piccoli atti, sottovalutati e minimizzati, che spesso si sono ingigantiti a dismisura. C’è bisogno in questo caso dell’impegno di tutti: dei cittadini che devono cercare di crearsi degli anticorpi contro le facili generalizzazioni e pregiudizi, e delle istituzioni, politiche e scolastiche, per facilitare un’integrazione che sembra impossibile. Solo quando le istituzioni avranno fatto tutto il possibile in termini di integrazione ed educazione, si potrà esprimere un parere sulla presenza o meno di queste comunità. Ma, allora, dopo il tentativo istituzionale varrà la pena di ripercorrere strade di solidarietà serie nel rispetto di tutti i soggetti coinvolti.