"Il colore del melograno", presentato a Modugno l'ultimo libro di Giuseppe Scelsi
“Il colore del melograno” è un’opera che rievoca le atmosfere e i suoni balcanici. Presentato al palazzo della cultura, l’opera di Giuseppe Scelsi richiama il periodo del crollo del regine socialista in un’Albania profondamente scossa dal conflitto e dalla povertà. La lettura di alcuni brani al pubblico e l’intervento del professor Macina, docente di filosofia in pensione, è stato patrocinato dall’Assessore alla Cultura Elena Di Ronzo e dall’università della terza età nella persona di Maria Pia Corrado. Alla presenza dello stesso autore il professor Macina ha compiuto un viaggio all’interno del testo spiegando alcuni dei principali simboli che costituiscono la chiave di lettura del romanzo. “Il pianoforte posto sulla copertina – ha spiegato Macina – richiama la musica che accompagna tutto il viaggio dei protagonisti. C’è musica in tutti i momenti della vita di Illiria e Philip, e sarà proprio la musica a farli ritrovare dopo che, lasciata l’Albania, giungono in Italia e Philip comincia una carriera da pianista”. Altro importante simbolo è quello del melograno, che da il titolo al testo. “Il melograno ha varie simbologie – ha commentato Scelsi – è simbolo di passione ma anche di rinascita, di speranza ma anche di sofferenza. La fiaba del principe Azir, che richiama le origini moresche dell’Albania, rende bene il significato del frutto che, personificato in una donna, insegna al crudele principe il valore della pietà e dell’amore”. “Ed è proprio un albero di melograno – ha continuato l’autore – che nasce sulla tomba dei due amanti sventurati della fiaba. Anche nella morte e nel sangue, quindi, può rinascere la speranza e la vita”. Un romanzo quanto meno attuale che, come aveva già fatto il più celebre Manzoni, parla del presente rivolgendosi al passato. Un passato a noi molto vicino se consideriamo che lo sbarco degli immigrati albanesi degli anni 90 può tranquillamente essere paragonato ai più recenti viaggi della speranza alla volta delle coste di Lampedusa. “L’esperienza diretta degli sbarchi degli Albanesi mi è servita molto – ha affermato l’autore – ho voluto fortemente che questo rimanesse un romanzo e non un documentario ma ho tratto dalla realtà i suoni i colori e i sapori che il popolo balcanico mi ha trasmesso”.
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