L’annuncio dell’armistizio colse il reparto ben schierato (più che una scuola era un campo d’arma) e protetto da eventuali colpi di mano da parte di unità tedesche. Gli esami continuarono fino alle 13:00 del giorno 9 quando giunse una richiesta di aiuto da Bari. Nel corso della mattinata circa 300 guastatori tedeschi erano penetrati nel porto per demolire le banchine ed affondare il naviglio attraccato.
Il Generale Nicola Bellomo, Ufficiale richiamato per la ristrutturazione dei quadri della soppressa Milizia fascista, radunati alcuni legionari e uomini dei depositi del 48° e 139° Fanteria, accerchiò la zona del porto iniziando un conflitto a fuoco con i tedeschi. Fra gli obiettivi di questi ultimi anche le comunicazioni, quindi il palazzo delle Poste, i cui occupanti si difesero da soli. Il Generale Bellomo guidò personalmente la riconquista del porto, rimanendo ferito, fra le 13:45 e le 14:15. Condusse all’assalto 2 Ufficiali, 5 marinai, 15 finanzieri, 40 ex camicie nere e un piccolo distaccamento di genieri. Al secondo assalto, fra le 15:00 e le 16:15, si unirono altri fanti, genieri, metropolitani, ex camicie nere ed un civile portuale.
Alle 17:00, quando il 51° arrivò al porto, i tedeschi erano già coscienti dell’inferiorità numerica e dell’impossibilità di fuga. Il Ten. Moiso, decorato di Croce di Ferro in Africa settentrionale, condusse le trattative con i parà tedeschi ( i “Diavoli Verdi” del Flieger Korps) fino alla loro resa. Conservarono le loro armi e venne loro lasciata una via di fuga verso nord, per ricongiungersi agli altri reparti nazisti in ritirata. Nella stessa giornata a Taranto sbarcava la 1^ Divisione aerotrasportata statunitense.
Di tali eventi è fatta menzione nel brevetto di concessione della Medaglia d’Oro al Merito Civile al gonfalone della città di Bari di cui si riporta la motivazione: “Città di rilevanza strategica per il suo porto durante l’ultimo conflitto mondiale, si rese protagonista di una tenace resistenza al nazifascismo, sopportando la perdita di un numero elevato dei suoi figli migliori e la distruzione di un’ingente parte del suo patrimonio monumentale ed edilizio. Venti giovani cittadini vennero trucidati in via Nicolò Dell’Arca mentre inneggiavano, all’indomani della caduta del fascismo, alla riconquista della libertà. Al culmine dei moti di riscatto, la popolazione tutta, animata da profonda fede negli ideali di democrazia e di giustizia, unendosi ad un gruppo di militari, impedì, dopo ore di violenti scontri, che le truppe tedesche portassero a termine la prevista distruzione del porto”.
Oggi, a 68 anni di distanza, nel ricordare i valori ispirati che spingono le popolazioni alla lotta contro tutte le dittature e totalitarismi, manteniamo sempre viva la memoria dell’eroica resistenza del Generale Bellomo auspicando che per la difesa del porto di Bari venga presto concessa alla città la Medaglia d’Oro al Valor Militare.