Le amministrative del 16 maggio hanno fatto esplodere il problema del centro-destra modugnese, se non provvederanno, in tempi brevi, a fare i conti con la realtà, potrebbero sparire tutti. Ancora non si sa come accadrà né quanto tempo ci vorrà, non si conoscono gli attori e quali le scenografie ma è certo che il centro-destra modugnese non sarà più uguale a quello che fin qui abbiamo conosciuto.
Quale strada prenderanno per riformare una coalizione che in dieci anni ha perso il trenta per cento dei consensi, risultato di una politica deficitaria che dire dilettantesca è poco? Appare evidente a tutti la necessità di modificare gli assetti interni della coalizione, di analizzare le cause delle defezioni e della sconsiderata aggressività verbale che ne è seguita, supplemento politico che gli elettori non hanno certamente gradito.
Per non parlare della mancanza di idee e dell’impegno per tornare a guidare la città; traguardo totalmente accantonato. Compiere una disamina approfondita delle ragioni che hanno prodotto una crisi che potrebbe essere senza ritorno è il compito, estivo, che spetta a chi ha a cuore il centro-destra (con il trattino) modugnese. Devono dire, innanzitutto, di quanto tempo ancora hanno bisogno per comprendere gli errori commessi in questi anni; quando si decideranno a fare del centro-destra locale un’entità reale, popolata di gente con qualche idea, immune alla politica degli slogan ed inserita nel tessuto produttivo della città; quando si troverà il modo di discutere delle sue strategie, della sua identità culturale, della sua classe dirigente.
Non è tempo di chiacchiere, è necessario dare inizio ad una rincorsa per recuperare il consenso dimostrando di possedere l’impegno, la determinazione e ciò che l’elettore apprezza di più, la moderazione, l’equilibrio, il controllo, qualità che sono nella prassi politica. La prima iniziativa da realizzare, il congresso cittadino della coalizione, aperto a tutti, come avveniva al tempo in cui i partiti erano soggetti veri, autentici motori del consenso, portatori di istanze sociali e culturali. Perché non è mai stato fatto? Perché non si è mai detta una parola sui consensi perduti in questi anni, sull’abbandono di esponenti grandi e piccoli migrati verso altri partiti e liste?
Se qualcuno pensa che la sconfitta sia un episodio rimediabile vuol dire che non ha capito niente; se pensa di addossare le colpe della disfatta alle segreterie centrali, (dove ormai i tanti “delfini”lottano come squali in attesa della conta finale) farebbe bene a darsi alla pesca…in acquario; si sbanda, in periferia, perché tutto è in mano a gente che non conosce neppure i fondamentali della politica, presuntuosi che si arrogano il diritto di compilare liste e stringere alleanze per vivere effimeri momenti di notorietà.