“Le aziende sono l’unica risorsa del territorio”. “Vogliamo il bene delle aziende per il bene dei lavoratori. La nostra parola d’ordine è: più attenzione”. L’appello-denuncia arriva da alcuni sindacalisti modugnesi che lavorano e rappresentano le più grandi aziende della nostra zona industriale. Michele Barile (rsu Fim Cisl – Getrag), Raffaele Barile (rsu Fim Cisl – Bosch), Vito Libero (rsu segr prov Cisl – Magneti Marelli) e Nicola Chiusolo (rsu Filctem Cgil – Bridgestone), hanno raccontato le criticità delle grandi aziende in un territorio che poco offre in termini di sostegno e politiche di sviluppo.
“E’ evidente – ha detto Michele Barile – la poca attenzione dimostrata negli ultimi anni dalle amministrazioni”. Barile ha sottolineato la carenza di infrastrutture, lo stato di degrado e abbandono dell’intera area, senza tralasciare il problema occupazione. “Avremmo voluto – ha detto – un’azione più incisiva da parte dell’amministrazione comunale per quanto riguarda le assunzioni. Visto che le aziende ricadono nel territorio di Modugno, il Comune dovrebbe imporre una percentuale d’ingresso. Con la nascita della zona industriale di Bari – ha ricordato Barile – i modugnesi hanno rinunciato alle proprie terre.
Mi risulta che all’ex ufficio di collocamento c’è un accordo che risale all’inizio degli anni ’70 che avrebbe dovuto garantire al territorio di Modugno una certa percentuale di assunzioni, accordo di cui non si è più parlato. In più non siamo stati capaci di sviluppare un indotto in grado di soddisfare le esigenze di queste multinazionali. Il Comune non è stato capace con fiscalità di vantaggio di attirare investimenti imprenditoriali e quello che chiediamo, è un meccanismo che garantisca occupazione a un certo numero di cittadini modugnesi. Raffaele Barile ha invece sottolineato i “notevoli investimenti fatti per la zona artigianale ma non in quella industriale, tenuto conto che sono le grandi aziende a dare lavoro ai piccoli”.