Ancora vaghi sui tempi per il prolungamento della tratta fino alla zona industriale ma assicurano interventi di riqualificazione del verde attrezzato Della questione elettrodotto e delle ripercussioni sulla salute degli abitanti del quartiere Cecilia abbiamo già parlato nello scorso numero del nostro giornale, ma nella riunione di mercoledì 13 aprile è stato detto qualcosa in più.
L’associazione Giorgio La Pira ha deciso di invitare addetti ai lavori per porre domande precise e rispondere alle numerose richieste dei cittadini. Il dibattito si è tenuto nella chiesa di San Pietro e ha visto protagonisti non solo i membri dell’associazione, ma anche l’assessore regionale per l’Assetto del territorio Angela Barbanente, il responsabile delle opere delle Ferrovie dello Stato Fabietti e l’ingegnere Ronchi, direttore esercizio Ferrotramviaria della tratta Bari-Barletta e della Metropolitana.
Numerosi i punti del dibattito. I tempi di costruzione della Metropolitana, la risoluzione dell’Elettrodotto, il problema della viabilità al momento dell’avvio dei lavori e una possibile riqualificazione dei terreni che ospiteranno le strutture legate alla metro. “I lavori inerenti la metropolitana saranno divisi in due trance – ha detto Ronchi – La prima tranche, i cui lavori inizieranno ad ottobre, riguarderà la costruzione del prolungamento della tratta metropolitana che dall’ospedale collegherà la Zona Cecilia. La seconda tranche, che prevede il prolungamento della tratta fino alla zona industriale, è ancora in divenire”.
Ma quali saranno i disagi ai quali gli abitanti saranno sottoposti al momento dei lavori? “Quasi nessuno – ha risposto Fabietti – Via Capo Scardicchio, ove è previsto lo scavo per l’esecuzione della galleria di transito, sarà chiusa solo per 2 o 3 mesi; via Ancona, invece, non sarà direttamente interessata dai lavori”. Per quanto riguarda l’elettrodotto le notizie sono state meno rassicuranti. Non tutto l’impianto verrà interrato, ma solo i tralicci che si trovano sui terreni di scavo. “La questione elettrodotto è stata spinosa – ha aggiunto Fabietti – la Ferrovia Italiana non ha acconsentito a spostare l’elettrodotto, facendo valere il suo diritto di priorità.