A prima vista risulta essere un’iniziativa encomiabile, anche se tardiva. L’unico dettaglio che stona con la buona volontà dimostrata, è l’aspetto economico, che irrimediabilmente graverà sulle spalle dei cittadini. Infatti, Il cittadino che ha un tetto fatto di amianto, ha il dovere di stilare un progetto e presentarlo al Comune. Dopo l’approvazione ottenuta dal sistema sanitario e da quello ambientale, potrà procedere allo smaltimento. Tutto l’aspetto economico graverà sulle spalle dello stesso.
Il fine proposto dalla “Commissione tecnico-scientifica interdisciplinare amianto”, è anche quello di ridurre il fenomeno dello smaltimento abusivo di amianto, smaltimento che porta a problematiche ben più gravi, come l’evaporazione e la diffusione di micro particelle e di fibre dannose, che finiscono per recare gravi danni alla salute dei cittadini. Per ridurre lo smaltimento abusivo la Commissione ha a propria disposizione, una fotografia del 2005, che permetterà di individuare quelli che erano i tetti in amianto e capire, così, chi tra i cittadini ha pensato di smaltirli abusivamente.
Sembrerebbe proprio una minaccia, se non fosse che le sanzioni previste per questo genere di reato sono irrisorie, e a meno che non si tratti di traffico illecito di materiali pericolosi, la pena è una semplice contravvenzione, simile a quella della sosta in zona vietata. Importante è anche la presenza di corsi di formazione per gli addetti, per tutti gli operai che ogni giorno, lavorano a stretto contatto con l’amianto. Negli ultimi 15 anni, attraverso la SPESAL, Servizi Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro, sono stati attivati più di cento corsi di formazione per operai, direttori tecnici ed altre figure professionali.