Cinquant’anni di riforme, movimenti di massa composti da studenti e gruppi etnici formati per aggregazione spesso spontanee; giovani che guardano al futuro puntando sul lavoro credendo “utopicamente” nella possibilità di un mondo migliore e voglia di incrementare le proprie capacità non sono ancora sufficienti a livellare le ineguaglianze nei diversi sistemi universitari europei.
L’accesso all’istruzione universitaria è ancora fortemente influenzato dallo status socio economico famigliare. Dagli indicatori statistici EUROSTAT, EUROSTUDENT e OCSE risulta che in tutti i paesi europei gli studenti di condizioni socio-economiche disagiate hanno minori opportunità di iscriversi all’università. L’origine sociale ed economica spesso devia la scelta di proseguire gli studi dopo la scuola dell’obbligo perché i costi (tasse di iscrizione, mantenimento e libri) sono affrontati dalle famiglie o dagli stessi studenti con enorme sforzo; al contrario è appurato che gli studenti con un elevato status socio-economico non combattono con queste difficoltà avanzando su un percorso più stabile ed accomodante.
Al netto della polemica tra i ragazzi intervistati a Bari, emerge che scarseggiano i fondi per le borse di studio che oggi, per la stragrande maggioranza, sono auto finanziati dagli studenti tramite un’apposita tassa. L’università di Bari insieme al Politecnico di Bari totalizzano circa 66 mila studenti di cui solo una bassa percentuale è risultata vincitrice di borsa di studio nell’anno accademico in corso. L’art. 34 della Costituzione, garantendo il diritto allo studio, cita: “… i capaci ed i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso”.
La Costituzione non fa discriminanti sul lavoro dei genitori, ma solo sulla possibilità economica e le capacità, ma secondo i dati e le affermazioni della realtà che vivono gli studenti intervistati, le tasse studentesche non bastano a finanziare tutti coloro che ne hanno diritto. Gli studenti idonei, che non l’hanno ottenuta per mancanza di fondi sono 9010 ragazzi a Bari. Molto alta è anche la percentuale tra i ragazzi pugliesi, tra i 20 e i 30 anni, intervistati che non si iscrive in quanto è comprovato che la condizione finanziaria incide sia prima che dopo l’accesso agli studi universitari. Malgrado tutto l’ “Eventus docet” (l’esperienza insegna) sosteneva il sommo autore latino Tito Livio. L’esperienza dei nostri precursori ha insegnato e dovrebbe continuare ad insegnare a noi giovani che nonostante le difficoltà è importante provarci. Non deve limitare il punto di partenza, quello che conta è il punto d’ arrivo.