Per la ricorrenza dei 150 anni di unità della nostra Italia, BARI SUD OVEST vuole ricordare una delle figure locali che più si adoperarono affinché il regno delle Due Sicilie fosse annesso al regno dei Savoia. Il nostro concittadino, Nicola Longo, è inserito nella brevissima lista dei notabili del XIX secolo decorati da entrambe la parti in lotta. Al titolo di Cavaliere dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio, ottenuto per la sua opera in qualità di medico durante il Regno delle Due Sicilie, si aggiunse la nomina di Cavaliere della Corona d’Italia per le sue azioni a favore dei Savoia.
Si laurea in medicina a Napoli ed esercita egregiamente la sua professione in terra di Bari meritando da subito il plauso dei suoi conterranei. Negli anni trascorsi da studente Longo resta affascinato dalle idee rivoluzionarie d’oltralpe. Era nato pochi mesi prima che, a Parigi, la folla inferocita assalisse la bastiglia dando inizio alla lunga serie di avvenimenti culminati con la restaurazione borbonica e la morte in esilio di Napoleone Bonaparte.
Nel 1817, ad un anno dalla nascita ufficiale del Regno delle due Sicilie, si iscrive come carbonaro alla Vendita di Modugno denominata “Santo Spirito” e partecipa, come tenente colonnello medico, ai moti risorgimentali del 1820 nella legione di Bari che avrebbe dovuto aiutare il generale Guglielmo Pepe a resistere all’esercito austriaco venuto nel Sud Italia in aiuto del cattolico Re di Napoli. Il governo borbonico, una volta ristabilito l’ordine in seguito al fallimento del’impresa, diede inizio a blande azioni repressive nei confronti di quanti si erano distinti nelle insurrezioni e alla quale il nostro cospiratore riuscì a scampare grazie all’aiuto del Decurionato di Modugno (l’allora amministrazione comunale) che riuscì ad occultare i nomi di quanti avevano preso le armi contro gli austriaci.
Scampato il pericolo si fece prevalente, in Nicola Longo, la volontà di portare a compimento la sua missione di medico prestando gratuitamente, in diverse occasioni, la propria opera per curare i poveri. Nella terribile epidemia di colera del 1836 organizzò la lotta contro il temibile morbo recandosi personalmente nei luoghi dove l’epidemia era più pericolosa, come Toritto e Barletta, città in cui molti malati erano senza assistenza medica, meritandosi la nomina a presidente del Consiglio Sanitario della provincia di Bari.
Nel gennaio 1859 il re Ferdinando II delle Due Sicilie, mentre era in viaggio in terra di Bari, accusò i sintomi della malattia che lo avrebbe condotto in poco tempo alla morte. Fra i medici che fece convocare, mentre era a Bari, c’era anche Nicola Longo dal quale Ferdinando II decise di farsi curare un ascesso nella regione femorale inguinale pieno di pus. Facendo rilevare alla corte e al Re l’inefficacia delle cure mediche a base di mercurio, Nicola Longo propose una operazione chirurgica alla quale sia la Regina che il Duca di Calabria e il medico di corte Ramaglia erano contrari.
Ancora oggi aleggia il dubbio che osteggiassero tale rimedio a causa della sua nota fama di liberale. Nicola Longo insisteva fermamente nella necessità dell’operazione e un giorno, apprestandosi alle cure del re, con schiettezza gli disse: “Maestà, la sventura vostra in questa contingenza è l’essere re. Se foste un infelice gettato in un ospedale a quest’ora sareste probabilmente guarito”. Ferdinando allora rispose: “Don Nicola, mo me trovo sotto; facite chello che vulite”.
La gratitudine di Ferdinando II, per l’opera prestata da Nicola Longo, fu resa evidente dal dono di una tabacchiera d’oro cesellato con monogramma reale e corona borbonica in brillanti, custodita gelosamente ancora oggi dai suoi eredi. Ma la volontà della Regina e della corte non si piegò se non dopo aver ancora rinviato l’operazione per un altro mese, allorquando Ferdinando II, ormai in condizioni gravissime, tornò a Caserta e fu sottoposto all’operazione che il Longo avrebbe voluto eseguire due mesi prima. Troppo tardi, Ferdinando II morì il 22 maggio 1859.