Fra poco più di un mese riprenderanno le udienze del “buy to build”, il processo che vede come imputati una fetta di quella compagine politica modugnese venuta alla ribalta all’inizio del millennio. Rileggendo le oltre 300 pagine dell’”ordinanza applicativa degli arresti domiciliari e decreto di sequestro preventivo e per equivalente”, emessa, il 26 nov. 2012, dal tribunale civile e penale di Bari, tornano a farsi sentire lo sdegno e la rabbia di quei giorni. Ancora una volta, quel giorno, Modugno diventava “città del malaffare” nelle cronache nazionali. L’elezione a sindaco dell’ex magistrato Nicola Magrone, votato da una larga parte dei modugnesi, fu enfaticamente salutata come una riuscita ribellione cittadina, sulla falsariga delle ben più tumultuose “primavere arabe” di quegli anni. “Primavera modugnese” la nostra, che come quelle del mediterraneo sudorientale non ha sortito alcun effetto positivo sul livello di vita della città; anzi. Sono evidenti e sempre più post(at)i in risalto dal “social/people” modugnese gli effetti della tanto celebrata “apoliticità” del primo cittadino. È tanto lontana dalla Politica, l’attuale gestione amministrativa, che risulta deleteria per il tenore di vita dei modugnesi. Sono in molti quelli che quasi quasi rimpiangono i vecchi tempi. Non si possono certamente parificare le amministrazioni Magrone a quelle dei suoi due predecessori, ma il cambiamento promesso e sperato in primis dai suoi bis/elettori non c’è stato. La sua elezione del 2013, pur con tutte le riserve determinate dalla personale conoscenza della sua incapacità all’agire politico, a chi scrive sembrò potesse davvero rappresentare una sorta di spartiacque fra una gestione leggera (diremo così fino all’ultimo grado di giudizio) e una gestione che ponesse in primo piano il rispetto delle regole e del bene comune. Ed è proprio il rispetto delle regole quello che l’ex magistrato, ancora di più in quanto tale, garantiva e che, però, non è ancora diventato il modus operandi di questa amministrazione.
Tralasciando la ormai pluriennale vicenda della domanda di condono a sanatoria di un abuso edilizio che tanto ha fatto e farà discutere, anche in tribunale, quello che è ormai evidente è che nulla è cambiato in questi sette anni magr…oniani. Ritornando a quelle trecento pagine di cui sopra, che raccontano di situazioni ed episodi al vaglio della magistratura giudicante, si ha netta la sensazione che questa amministrazione non ha mai avuto davvero voglia di “sanare” il settore dell’edilizia. I non pochi, checché ne dicano i magroniani, onesti imprenditori modugnesi, a cominciare proprio dagli “edili”, necessitavano e continuano ancora oggi ad avere bisogno che vengano rispettate le regole. Nessun favoritismo o “clientelare accelerata”, solo il rispetto delle regole. Qualche esempio, che non siano le piscine o le strade dissestate?
In tutti questi anni Nicola Magrone non ha fatto nulla per sollecitare la realizzazione di una casa di riposo/casa protetta da 120 posti letto e di una struttura polivalente per attività teatrali da 290 posti, che l’impresa assegnataria di una lottizzazione (già considerata illegittima dal summenzionato tribunale) si era impegnata a realizzare in via Paradiso. Nessuna sollecitazione da parte dell’attuale sindaco verso l’impresa. E ancora, nessuna richiesta di messa in sicurezza della zona in cui sorge la struttura del “Demodè Club”, vista la brevissima distanza (meno di 30 metri) che lo separa dai silos colmi di gas della “Gasprom NEFT”; oppure la propagandata, ventilata, imminente a brevissimo, realizzazione della rotatoria fra via Roma e viale della Repubblica, che non si sa quando si realizzerà, vista la non chiara situazione della titolarità di alcune aree circostanti interessate dai lavori. L’assessora alla Pianificazione del territorio non sa di chi siano e continua ad andare avanti e indietro da Roma, presso la sede della Società Autostrade, per sistemare la faccenda. Nel frattempo un imprenditore del settore alimentari non può completare l’immobile dove vorrebbe (potrebbe legalmente) esercitare la sua attività. Oppure l’abbattimento, reso ora possibile per una sentenza del TAR in merito all’intera maglia territoriale, di quel rudere nelle vicinanze del parco urbano S. Pio che impedisce la realizzazione di una strada di collegamento di via Verdi con l’istituto di scuola media “Dante Alighieri”. Una strada che permetterebbe un deflusso più agevole e regolare degli studenti che ora si riversano disordinatamente nell’area del mercato coperto, congestionando ancora di più il traffico della zona.
Per ovvi motivi di “leggibilità” ci fermiamo qui ma non sono queste le uniche anomalie riscontrabili esaminando le delibere di giunta pubblicate sull’albo pretorio e/o le comunicazioni che giungono in copia ai consiglieri comunali. Se venissero consultate con quel minimo di attenzione in più per la cosa pubblica e il bene comune che tutti dovremmo avere forse non sarebbe mai accaduto quello che è accaduto nel 2012 e ha permesso a questo sindaco di propinarci sette anni di mancato cambiamento.