Un articolo de IL GIORNALE
Il politico comunista ha affittato una mamma Usa: “Era il guadagno che cercava”
Domenico Ferrara 16 Aprile 2023 – 08:45
«Il guadagno che lei cercava era starsene a casa con i suoi bambini per un anno senza lavorare». Lei sta per Sharline, donna che ha portato in grembo per nove mesi un figlio che poi ha ceduto a Nichi Vendola e al marito Eddy Testa. La dichiarazione virgolettata invece è dell’ex leader di Sel che ieri, al Corriere della Sera, ha deciso di rendere noti motivi e dinamiche di una scelta intima e delicatissima. Eppure, lo ha fatto con una crudezza dirompente e un algido materialismo. Alla domanda sulle ragioni che possano aver convinto la donna a tenere in grembo il piccolo Tobia, Vendola ha risposto: «Fondamentalmente lei era curiosa, una sua cugina aveva partorito per una coppia gay ed era stata una esperienza molto bella (…) Aveva già tre figli suoi. Il guadagno che lei cercava era starsene a casa con i suoi bambini per un anno senza lavorare». Insomma, l’utero in affitto vale un «il ristoro di un anno di lavoro mancato». È questo il «guadagno». Parafrasando Marx, personaggio sicuramente molto caro a Vendola, si potrebbe sostenere di trovarci di fronte a un nuovo «feticismo delle merci». Come definire altrimenti questo rovesciamento del rapporto tra valore e merce, tra lavoro e capitale (umano). Sembra talmente lapalissiano che rispecchia quasi fedelmente un contratto, un do ut des che è impossibile non scorgere. Il valore di scambio marxiano di un anno di lavoro usato per comprare un’altra merce, cioè l’utero, al fine di ottenere dal corpo di una donna un’altra merce. Con la differenza che quest’ultima è una vita. Una scelta prodotta dall’amore, potrebbe obiettare qualcuno. Sì, ma una scelta dettata da una logica capitalistica, materialistica e consumistica. E il fatto che a rendere plastica e attuale questa posizione sia un personaggio politico che ha fatto della difesa del proletariato, dell’inno al comunismo e della salvaguardia dei diritti delle minoranze mantra di vita rende tutto ancora più parossistico. Se a ciò si aggiunge che la pratica dell’utero in affitto l’ha realizzata negli Usa, un paese agli antipodi dell’ideologia vendoliana, e sborsando una cifra che si abbina più a un turbocapitalista che a un normoproletario, ecco che il quadro diventa ancora più scuro.
«Con Sharline è subito scattato l’amore. Ci ha chiesto: ma quando Tobia sarà nato potrò tenere la sua foto in casa mia?», ha rivelato Vendola. Ma cos’è l’amore? E soprattutto quale amore? Quello della madre che ha prestato il proprio corpo e che chissà cosa proverà un domani a guardare quella foto, semmai avrà il coraggio di riporla sul comodino? E se cambierà idea e maledirà quel giorno? O quello della stessa madre che magari dimenticherà il bambino che ha dato alla luce o che magari ripeterà l’operazione con un’altra coppia? O parliamo dell’amore di Vendola e del marito nei confronti di questa donna, scelta come madre tra tante altre potenziali madri e amata per questo? Amata perché disposta a dare alla luce un figlio da consegnare a due estranei? Un figlio, appunto. Una scelta, un progetto, una vita. Di sicuro non una merce.
Non è questione di ideologie né di schieramento, ma di legittimi dubbi su una pratica che porta con sé risvolti indecifrabili e imprevedibili, non solo per il bambino che viene dato alla luce, ma anche per la donna che lo ha tenuto in grembo per nove mesi e financo per i genitori che hanno deciso di crescerlo insieme. Proprio come Vendola e il marito.