Il Pd modugnese, affetto dalla sindrome del riflesso pavloviano, reagisce alla pubblicazione di un manifesto accusando una associazione cattolica di incitazione all’odio. Come nei cani dell’esperimento dello scienziato russo, all’apparire di una iniziativa altrui, il Pd modugnese incrementa il numero dei post sui social locali. Pavlovianamente reagiscono esternando il loro pensiero minimo, agiscono così perché ritengono che i modugnesi siano dei minus habens da conformare al loro pensiero unico? Domanda lecita visto che ritengono, addirittura, “indecente che in una Parrocchia si possa discutere del tema dell’omosessualità”. Qualcuno ha commentato con un “non ci sono parole” (sic!) invitando così, mi auguro inconsapevolmente, ad uniformarsi al sinistro pensiero esclusivo del Pd modugnese. Un altro si erge a difensore della “comunità che questo evento lo sta subendo” e vorrebbe “che la comunità parrocchiale della Immacolata fosse risparmiata”. Un’altra, prima asserisce che l’omosessualità è una scelta libera e consapevole e poi che “una volta gay si è gay per sempre”. Ai gay, in breve, non è ammesso cambiare la propria scelta di vita. Un limite proprio alla loro libera e consapevole scelta, un marchio indelebile, come quello applicato sul bavero degli omosessuali nei gulag sovietici. Becere esternazioni per cancellare il ricordo delle porcherie commesse in nome della loro ideologia contro le persone che oggi simulano di difendere. Un esempio? Nel gennaio del 1936, Nikolai Krylenko, commissario del popolo (cioè ministro) per la giustizia in URSS, annunciò che: «l’omosessualità è il prodotto di decadenza delle classi sfruttatrici, che non hanno niente da fare […] in una società democratica fondata su sani principi, per tali persone non c’è posto.»
Chi sa chi lo sa perché oggi hanno cambiato idea?