Dal “piccone” di Benito Mussolini

alla “città consolidata” di Nicola Magrone

Dal “menefrego” di Benito Mussolini per le espropriazioni e demolizioni degli immobili che ostruivano la vista delle vestigia dell’impero romano, al consolidamento “sine die” della città che solo il sindaco Nicola Magrone vuole. Al duce poco importavano le proteste dei proprietari degli immobili romani che anche lui contribuì a demolire, perché, “Tra cinquant’anni Roma dovrà apparire meravigliosa a tutte le genti del mondo. Vasta, ordinata, potente come fu ai tempi del primo impero d’Augusto. Voi continuerete a liberare il tronco della grande quercia da tutto ciò che ancora la intralcia. Farete dei varchi intorno al teatro di Marcello, al Campidoglio, al Pantheon; tutto ciò che vi crebbe intorno nei secoli della decadenza deve scomparire. Entro cinque anni, da Piazza Colonna per un grande varco deve essere visibile la mole del Pantheon. I monumenti millenari della nostra civiltà devono giganteggiare nella necessaria solitudine” (così ordinò il capo del fascismo, Benito Mussolini, nel discorso pronunciato in Campidoglio il 31 dicembre 1925).
Mussolini, “se ne fregava” delle proprietà immobiliari dei romani, non aveva alcuna considerazione della loro partecipazione democratica. Poteva farlo, aveva anche l’unanime consenso del Gran Consiglio del Fascismo.
La stessa poca importanza, il nostro sindaco, sembra attribuirla alla proprietà immobiliare dei modugnesi.
A Nicola Magrone poco importa se i proprietari di immobili situati nelle zone di completamento, quelle dove sono più numerosi gli edifici monofamiliari, realizzati negli anni 50 e 60, con estetiche non sempre piacevoli e con evidenti segnali che denunciano tutti i loro anni. Al nostro sindaco, la città non gli piace, lo dice fin dai primi comizi delle sue innumerevoli campagne elettorali. Non gli è mai piaciuta come è fatta Modugno ma oggi, forte, per fortuna, solo della sua maggioranza in consiglio comunale, di fatto vuole che resti com’è. Anche lui, come l’ideatore del “piccone demolitore e risanatore della Roma fascista” se ne infischia della partecipazione democratica, delle aspettative dei modugnesi riposte nella loro proprietà immobiliare: non si potranno più abbattere le unità monofamiliari per realizzare l’alloggio per i figli e i nipoti; non si potranno sostituire i vecchi fabbricati con edifici che possono far apparire Modugno “meravigliosa a tutte le genti del mondo…vasta, ordinata, potente” come tutti sempre sperano.
Tutto ciò senza nessun vantaggio per la città, i modugnesi, l’ambiente.
Non ne trae vantaggi l’amministrazione cittadina, quella di tutti i modugnesi – non quella del sindaco e dei suoi consiglieri di maggioranza – quella di tutti noi, perché bloccando le demolizioni e ricostruzioni nelle zone di completamento non arrivano gli oneri di urbanizzazione, fondi spesso indispensabili alle casse comunali.
Non ne traggono vantaggi i modugnesi che oltre al danno finanziario che subiranno i proprietari degli edifici subiranno la sempre più cronica eccedenza di auto per le strade ( per ogni nuova costruzione è obbligatorio realizzare aree adibite a parcheggio).
Non migliora il sempre denunciato scarso livello di “permeabilità” dei suoli; se non si edificano le nuove costruzioni che hanno l’obbligo di preservare il 20 per cento minimo di aree a verde permeabile, le acque piovane continueranno a scorrere in superficie e ad allagare le strade cittadine.
Domani 21 dicembre, giusto per augurarci buone feste, questa amministrazione collocherà il definitivo “tompagno” sulla economia modugnese.
Le proteste non sono previste, sono state democraticamente abolite.

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2 commenti

  1. Per fortuna Magrone non è eterno. Per fortuna fra poco va a casa, a godersi un meritato riposo. Per fortuna le leggi possono essere cambiate, abolite, modificate. Sta di fatto però che il suo fare ferma lo sviluppo economico della città. Sperando che i miei concittadini abbiano memoria lunga per la proxima volta che eleggeranno un sindaco. Aprire gli occhi…Non tutto quello che “luccica” è buono per la città

  2. Quando uno stato democratico, assetato di libertà, è alla mercè di cattivi coppieri e troppo s’inebria di scheitta libertà….Ecco dunque, qual’è l’inizio bello e gagliardo, donde viene la tirannide. (Platone, La Repubblica). A Modugno, la troppa libertà dei nostri coppieri ha portato alle restrizioni odierne. La popolazione ha votato democraticamente l’attuale maggioranza, il cui sindaco non ha mai fatto mistero di avere un’altra idea di urbanistica. Nella legalità, sia ben chiaro ma con le restrizioni che oggi vengono comminate. Questo è il risultato. Non far fare niente…perchè non possa succedere niente, al contrario del passato, dove tutto si è concesso e tutto è avvenuto! Sic!!

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