Non siamo da soli
a scrivere di Modugno e questo ci sprona nel tentativo di farlo meglio, ma siamo in pochi, troppo pochi. Lo scorrere le pagine di una rivista, leggere gli articoli di stampa o un libro non basta. La scrittura, come la pittura, è fatta di segni e come questa suscita, in chi legge, sensazioni che sono solo sue, del lettore. Sensazioni indotte da quello che vi è scritto, da come è stato scritto, spesso indotte anche, o purtroppo, solo dalla fama dell’autore ma che, giuste o sbagliate che siano, non possono essere discusse, confrontate, confutate all’autore. L’articolo, la scrittura è come un quadro che descrive cose, oggetti, luoghi che altri hanno toccato e visto, ciò che è scritto “resta in venerando silenzio se gli si rivolge qualche domanda”, così afferma Platone nel Fedro (più o meno).Non vi è scambio di opinioni, di idee ma enunciazione, esposizione di fatti e concetti, non un confronto. Si legge quello che altri scrivono e non si esercita più la memoria, non ci interroghiamo e non chiediamo, dimentichiamo e non ci sforziamo di pervenire alla verità delle cose, dei fatti, confidando nella “onestà” dello scrittore facciamo nostra la sua verità. Si legge, ma non si dialoga. Questa la causa dell’attuale situazione etico-politica a Modugno: la mancanza di dialogo. Chi scrive spera sempre di indurre il lettore a discutere, a dialogare, a dibattere essendo consapevole della subalternità della scrittura rispetto alla oralità. Lo scritto, per la sua stessa natura, resta immutabile, impossibili approfondimenti o precisazioni. In un dibattito invece è possibile esporre, domandare, rispondere. Ecco, rispondere; quello che manca a Modugno sono le risposte, le risposte alle domande che i modugnesi da tempo rivolgono al sindaco, ma lui, al dialogo, preferisce gli strampalati monologhi in consiglio comunale.