Finirà mai la nottata modugnese?

Chissà se il grande

Edoardo De Filippo, parlando della Modugno di oggi, anziché della malattia della figlia nella commedia Napoli Milionaria, avrebbe espresso, alla moglie Amalia, lo stesso ottimistico augurio che “ha da passà ‘a nuttata”. Edoardo si augurava che terminata la lunga e affannosa ricerca della cura che può salvare la vita alla piccola Rituccia, bisognava solo attendere la fine di quell’ultima notte per tornare a vivere serenamente e senza angosce. Edoardo potrebbe oggi dire lo stesso di Modugno? Ma senza scomodare il grande napoletano, potrebbe oggi un qualsiasi modugnese asserire che la nottata magroniana stia volgendo al termine? La risposta a questa domanda è no, un categorico no; i modugnesi non hanno nemmeno iniziato la ricerca della “medicina” antimagroniana, figuriamoci se pensano che la nottata sia al termine. Cosa ancora deve accadere perché in questa città qualcuno si dia da fare per iniziare a cercare la cura che faccia guarire i modugnesi dalla magronite acuta che li affligge? La magronite, una malattia cronica nata, ironia della sorte, per curare il lassismo istituzionale, contro il cancro delle disinvolte intromissioni nei gangli decisionali dell’amministrazione, come rivendicazione del diritto ad una città più vivibile. La corretta diagnosi degli evidenti sintomi di malamministrazione che affliggevano la città, ha determinato la drastica cura alla quale la città di Modugno, volontariamente, si è sottoposta. Purtroppo, però, il primario che doveva curare la città ha maldestramente esagerato le dosi della medicina e ha ridotto la città in coma farmacologico. Per combattere le influenze esterne nelle decisioni dell’amministrazione evita di decidere, per curare il lassismo dei sottoposti li trasferisce da un ufficio all’altro alla ricerca di nuove occupazioni, per rendere più vivibile la città trasforma una storica via cittadina in uno sconsolante cimitero.
Il sindaco Magrone ha reso la cura più pericolosa della malattia, la sua ossessione contro i trasgressori gli fa credere che tutti i modugnesi amino trasgredire le leggi. Sono anni che ha bloccato l’edilizia invocando nuove norme in sostituzione di quelle che, a suo parere, permettevano alle imprese edili di commettere abusi edilizi a tutto spiano. Sono oltre otto mesi che le nuove norme sono arrivate dalla regione confermando la legittimità dell’operato delle imprese edili e lui evita di portarle in consiglio comunale per il terrore di vedere vanificato un altro dei suoi “progetti” di città.
Il sindaco Magrone per curare la crisi economica della città, prescrive di intrattenere cordiali rapporti con i mercatali forestieri del venerdì, che ogni settimana portano lontano da Modugno oltre 100.000 euro di incassi. Incassi che farebbero comodo ai commercianti di corso Umberto se quelle vendite, invece che in un mercato così lontano dal centro, si realizzassero nei loro punti vendita.
Il sindaco Magrone per curare la malattia del giusto guadagno della vicina Tersan Puglia, prescrive ai modugnesi la medicina del pagare di più il trasferimento dell’organico alla lontana Manduria (è vero, però e bisogna dargli atto, che far cambiare aria all’organico durante il tragitto ne migliora l’aspetto).
È vero, ci sono pure dei modugnesi che presentano sintomi di miglioramento fisico, come i residenti di porto Torres o gli abitanti delle varie zone della citta interessate dai lavori di rigenerazione urbana. Quelli pensano che pur non avendo mai pagato gli oneri di urbanizzazione al comune di Modugno potranno usufruire gratuitamente, come da promessa elettorale del sindaco Magrone, di tali opere infrastrutturali, mentre quest’altri ringrazieranno il sindaco Magrone per la realizzazione di opere progettate dalle malate amministrazioni precedenti.
Ci sarà mai un/a volenteroso/a che abbia voglia di avventurarsi verso l’ignoto alla ricerca della medicina per curare la magronite che affligge Modugno?
Possiamo mai sperare di ascoltare qualcuno che in qualche pomeriggio inoltrato, magari con una cadenza dialettale modugnese, sospiri augurando che a Modugno “ha’va passa’ la n’ttat”?

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