La Stazione dimenticata

Il quartiere Cecilia,

situato a sette chilometri dal centro cittadino e separato da esso da una fitta giungla di industrie, capannoni e stabilimenti, appartiene al Comune di Modugno.
I suoi abitanti, però, sin da bambini vivono nella ricerca di una propria identità e nel tentativo, in tutte le tappe della loro vita, di raggiungere gli stessi sogni che per tanta altra gente che ha avuto la fortuna di nascere altrove, costituiscono la loro realtà, mentre al Cecilia restano per sempre sogni.
Le mamme del quartiere, per ovvie comodità, partoriscono nel vicino ospedale San Paolo, di Bari e Via Caposcardicchio, la strada dell’ospedale, sul lato destro è Bari, sul lato sinistro è Modugno, anzi, quartiere Cecilia. Per pochi metri, insomma, quel bambino si ritroverà per tutta la vita sul suo documento di identità, ad essere nato in un’ altra città distante solo dieci metri dal balcone della propria stanzetta ……e qui nasce la prima crisi di identità.
Quel bambino, crescendo, desidererà, come vede fare nei suoi cartoni animati, giocare in un parchetto o una villetta con la sua bicicletta…..non potrà farlo.
Crescerà e, con il suo primo gruppo di amici, comincerà a chiedersi dove trascorrere le proprie serate. Si accorgerà, con i suoi amici, che solo gli angoli delle strade, quelle con i palazzi con i balconi un po’ più ampi, potrà proteggerlo in una serata piovosa.
Arriverà il momento dei primi approcci sentimentali e, perché no, il primo abbraccio seduti su una panchina all’ ombra di un albero. Chi di noi non conserva questo piacevole ricordo?
Al quartiere Cecilia non ci sono né alberi e né panchine……ci si appoggia ai cofani delle auto.
Tralasciamo quel che succede per tutti gli anni a seguire, diventerei noioso, ma arriviamo ai sogni degli anziani che qui trascorrono le loro giornate ai “circoli della birra”, ebbene si, al quartiere ce ne sono ancora tanti, ma del resto dove devono andare ?
Insomma una vita intera ad inseguire sogni e, come se non bastasse, ultimamente se n’è aggiunto uno, il più bello : la stazione Cecilia.
Questa è una fermata della metropolitana che collega il quartiere al centro di Bari ma che per i cittadini del Cecilia costituisce molto di più.
Rappresenta la fine dei disagi per gli studenti, dalle superiori in poi, che non viaggerebbero più su autobus sgangherati che li costringe ad entrare alla seconda ora, puntualmente in ritardo.
Anche gli universitari, e ce ne sono tanti, arriverebbero puntuali alle proprie sedi.
Finalmente tanta gente che lavora a Bari potrebbe lasciare l’auto a casa, la signora che deve andare in centro a fare compere non si demoralizzerebbe all’ idea di essere sballottata sullo storico numero tre…..insomma la risoluzione per ogni famiglia di un quarto dei propri problemi.
Questa fermata è lì, bella, nuova, maestosa ma è stata dimenticata.
Finita di costruire e completata in tutti i suoi particolari, non è stata ancora avviata al suo normale esercizio.
Tralasciamo la storia, le date e i riferimenti normativi perché alla gente della strada non interessano ma limitiamoci a ricordare che si sarebbe dovuta inaugurare la scorsa estate già dopo mesi di attesa perché la Regione era alla ricerca di fondi.
Poi pare che in seguito al triste incidente ferroviario sulla linea Bari – Andria ci sono stati problemi legati a nuove normative sulla sicurezza e potremmo continuare.
La realtà, e questa è la beffa maggiore, è che sono mesi e mesi che i trenini in quella stazione a porte chiuse vi arrivano.
Se ne sente il rumore e il fischi delle frenate. C’è persino la voce della bella signorina che ne annuncia gli arrivi e le partenze, ma nessuno sale e nessuno scende.
Dicono che sono in corso i collaudi……ma quanto durano questi collaudi?
I politici anche pubblicamente nelle tv locali ne annunciano prima una imminente apertura, poi il giorno dopo il concetto di imminenza viene stravolto e trasformato in attesa di alcuni mesi.
I cittadini sono stanchi e vorrebbero delle certezze, anzi una data certa per cominciare a metter da parte il “vestito della domenica”, quello delle grandi occasioni e poter quel giorno veder realizzato il primo vero sogno della propria vita lì, in prima fila il giorno del fatidico taglio del nastro tricolore

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