Venezuela in fiamme

nessuno ne parla

Il rinomato giornale “El Universal” pubblica un articolo del giornalista colombiano Fernando Londoño Hoyos scritto due anni fa e pubblicato da “El Tiempo- Bogota’”.

Oggi noi pubblichiamo l’articolo che in due parole, rende molto chiaro che cosa sta accadendo in Venezuela e qual è la sua opinione sulla posizione di Juan Manuel Santos, presidente e candidato per la rielezione in Colombia, rispetto al:

Venezuela in fiamme. Santos tace

Ciò che accade in Venezuela doveva avvenire ed è avvenuto, ma in modo che il peggio tuttavia, è ancora mancante. Purtroppo.
Il “Castrochavismo” sarà ricordato come autore di un miracolo economico alla rovescia, di cui non si ha memoria nell’evoluzione dei popoli. Trasformare il più ricco paese delle Americhe nel più miserabile non è impresa di tutti i giorni. Essendoci tanta povertà, ovunque, la gente litiga a morsi e con tutto quello che può per un sacchetto con qualche litro di latte, per un chilo di farina di mais, o peggio ancora per un pezzo di carne. Trasformare in nulla una delle compagnie petrolifere, più organizzate vivaci e gravi nel mondo non è un qualsiasi sciocchezza. Portare al fallimento davanti alla nazione, compagnie aeree, grossisti di import-export, esercizi commerciali, grossisti di materiale medico-chirurgico e ospedaliero, non sono cose che si vedono spesso. Rovinare l’agricoltura, l’industria pesante, il commercio, la rete elettrica, le banche, i servizi di comunicazione, è un compito arduo specie se si sottolinea che chi soffre questo è la nazione con la più grande riserva petrolifera del mondo.

In questa frenetica corsa verso il disastro il Castro-governo chavista” ha dovuto procedere alla progressiva eliminazione di tutte le libertà, al sacrificio del pensiero e della coscienza, alla rovina delle istituzioni, del giornalismo, dei partiti politici, della università, dei sindacati. Perché tutto si è compiuto attraverso e per disegno implacabile degli anziani ispiratori del sistema, ovvero Fidel e Raul Castro, che ancora una volta hanno dimostrato la loro audacia, la assoluta mancanza di considerazione e rispetto dei valori più alti alla specie umana, ma anche la loro assoluta mancanza di talento. Trascinare il Venezuela alla rovina totale è uccidere la propria fonte di sostentamento. Questo è ciò che hanno fatto muovendo le corde del fanatismo più imbecille, gli odi più spietati e bigotti, delle rappresaglie del goffo movimento.

Nicolas Maduro ha l’intelligenza e tatto politico che esibisce in uno dei suoi discorsi. Ma in fin dei conti è un povero ostaggio degli interessi vergognosi della classe corrotta che ha portato il Venezuela alla sua distruzione. Se questa marionetta fosse libera delle sue pingue condizioni di statista, si potrebbe sperare in qualche gesto pacificatore, qualche barlume di volontà nel comprendere il disastro e di correggerlo. Però Maduro è il primo schiavo delle passioni atroci che dominano oggi in Venezuela. I saccheggiatori di questa grande nazione non sono disposti a sottoporre ad esame la loro condotta. Nei meandri del delitto si perde tutto, cominciando dal pudore.

Il regime del Venezuela cadrà, perché deve cadere. Può esistere solo imbavagliando la gente, imponendo tessere annonarie, innalzando un muro come quello di Che Guevara a “La Cabana”. E non ci sono le condizioni perché il mondo sopporti questi affronti. Una Cuba basta e avanza per l’America.
Il popolo è sceso in strada, pronti ad essere uccisi. E stanno uccidendo. I giovani studenti che vedono le vie del futuro chiuse, le speranze in qualsiasi cosa, son disposti a tutto, tranne a essere tacciati di codardia. Gli impresari hanno perso tutto da tempo, non hanno conti da fare. E gli schiavi del sistema vedono con terrore che il sistema già non ha più mercato per comprare le loro coscienze.
E a questa catastrofe il presidente Santos offre solo il suo silenzio attonito. Perché, se si continua a offendere le persone, avrà un nemico formidabile. E se si offende Maduro, può lasciar cadere il processo di pace. Questa è la conseguenza del primo dei suoi atti maldestri, l’acquisizione, di un tiranno spregevole, come nuovo migliore amico. E il credere in un processo di pace che si appoggia sulle spalle di alcuni patriarchi obsoleti in declino.

Fernando Londoño Hoyos

Traduzione di Dubis Villalobos

Qui l’articolo originale

 

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