a problema politico del sindaco
Il prossimo 13 ottobre saranno trascorsi 4 mesi da quando sul Bollettino Ufficiale della Regione Puglia del 13 giugno (il n. 67 per la precisione) è stata pubblicata la: “DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 25 maggio 2016, n. 737 COMUNE DI MODUGNO (BA) – Varianti alle NTA del P.R.G.C. Delibera di C.C. n. 7 del 17.03.2014, approvazione definitiva e Delibere Commissariali n. 51 del 09.01.2015 e n. 105 del 10.06.2015, approvazione preliminare con prescrizioni e modifiche.”
Il naturale passo successivo, per una amministrazione che ha realmente a cuore lo sviluppo economico della città, era quello di organizzare un sollecito esame di quanto la giunta regionale aveva approvato già il 25 maggio precedente.
Il comparto edilizio modugnese che ha dovuto soddisfare, fin dalla creazione dell’Area di Sviluppo Industriale Bari-Modugno, la crescente domanda di alloggi e infrastrutture viarie e commerciali idonee ad accogliere i tanti addetti alla produzione di quelle sempre più numerose realtà imprenditoriali che si stabilivano in quella zona, è stato il motore dello sviluppo economico della città. La normativa del Programma di Fabbricazione, in quegli anni era questo lo strumento regolatore dell’urbanistica dei comuni di piccole dimensioni quale era all’epoca anche Modugno, concedeva alle imprese edili la possibilità di realizzare le opere che sono state effettivamente realizzate. L’attuale assetto urbanistico della nostra città è stato determinato in quegli anni. I modugnesi Doc, quelli che a orecchio sanno distinguere fra il “siine” e il “soine” ricordano ancora l’antica conformazione dell’allora “paese Modugno”. I nonni di molti modugnesi, con un pizzico di nostalgia, raccontano ancora ai loro nipoti di quando facevano il bagno estivo nel mare di Modugno.
Sono molte le famiglie modugnesi che in quegli anni, grazie allo sviluppo (oggi molti dei loro eredi, dicono speculazioni) dell’edilizia hanno elevato il loro tenore di vita, si sono arricchiti. Prima quindi del parmenideo “essere”, Modugno si è sviluppata secondo l’eracliteo “panta rei”, quello che era allora Modugno non lo è più, da decenni si è trasformata da paese abitato da una comunità prevalentemente contadina a città popolata da una comunità impegnata in innumerevoli attività, tutte diverse tra loro.
Edilizia, fondamentale per lo sviluppo economico/finanziario di Modugno, da sempre, però, è il maggior problema politico dell’attuale sindaco. È indiscutibile che la duplice elezione di Nicola Magrone è stata favorita dai noti fatti di cronaca che coinvolgono le precedenti amministrazioni e che il suo messaggio politico, fondato essenzialmente su quanto l’urbanistica abbia reso Modugno brutta e invivibile, ha funzionato benissimo.
Ed è altrettanto noto a tutti che il più importante, se non l’unico, segnale che qualcosa sta cambiando a Modugno, è stato lo stop all’urbanistica, ferma ormai da oltre due anni, determinato dal sindaco Magrone.
Giusto il “denunciare” la non regolarità delle norme di attuazione. Sbagliata la pretesa da parte di molti tecnici di istituire commissioni di esperti che avrebbero allungato i tempi per la regolarizzazione di quelle norme. Destabilizzante, per gli assetti politici locali, il comportamento dei “tredici” che non hanno messo in evidenza quanto fossero nel giusto dimissionando il già allora inconcludente Magrone dal suo primo mandato di sindaco. Sorprendente l’incapacità, sempre dei “tredici”, di replicare politicamente alle affermazioni dell’ormai ex sindaco Magrone sui veri motivi delle loro dimissioni che, ricordiamolo, furono date anche da vari esponenti della prima maggioranza magroniana.
A tutto ciò ora, il sindaco Magrone, aggiunge l’enorme perdita di tempo del mancato esame delle norme tecniche approvate dalla regione. In una città affamata di lavoro, quello del comparto edilizio fermo per altre lungaggini burocratiche determinate dal sindaco, è un vero crimine contro i modugnesi.