In questi ultimi fine settimana stanno terminando o sono già terminate, a Modugno, le repliche delle commedie tenute all’interno dei teatri parrocchiali, le quali attirano sempre, nel periodo invernale, una moltitudine di spettatori, a volte, anche provenienti dal circondario. ‘U viagg d nozz’, messo in scena nel teatro della chiesa di S.Agostino, ‘Sogno di una notte di mezza sbornia’, inscenato nel teatro Oratorio, sono due esempi di rappresentazioni realizzate da compagnie parrocchiali del posto che hanno fatto il ‘tutto esaurito’ in ogni serata. Sarà per la familiarità che gli attori trasmettono, per la loro semplicità e per l’adattamento dei temi, da parte dei registi, di argomenti che a volte si rifanno anche a opere dei ‘grandi’ della letteratura e del teatro, trasformandoli in sit-com territoriali, con un proprio accento o vernacolo, con proprie tradizioni, abitudini locali, focalizzati spesso in uno storico, dal quale è possibile intuirne una datazione contemporanea. Certo è che il successo riscosso è tanto.
In ‘U viagg d nozz’ per esempio, gira intorno alle traversie di una coppia di coniugi meridionali degli anni ’50, che con tanti sacrifici riesce a concedersi un viaggio all’estero, nella ‘lontana Venezia’, incorrendo in non pochi problemi, causa l’inesperienza, l’ignoranza e l’ingenuità. Nel ‘Sogno di una notte di mezza sbornia’, commedia tratta dall’opera originaria del 1936 di Eduardo de Filippo, una famiglia che vive di poco, col capofamiglia Pasquale, col vizio di alzare il gomito, diventa ricca grazie alla rivelazione in sogno a quest’ultimo, da parte di Dante Alighieri di numeri da giocare al lotto, ma che indicano anche la data di morte di Pasquale.
Ciò che accomuna questo tipo di commedie è la relazione dell’uomo con la vita, la sua voglia di arrivare, di arrampicarsi, possibilmente senza fatica, senza considerare che c’è un un prezzo da pagare per tutto.
E’ grazie a queste compagnie del territorio che la cittadinanza riesce ad avere un contatto con la realtà culturale della città, ancora attualmente ridotta al minimo, tranne per la presenza del teatro Fava; del resto non esistono luoghi pubblici culturali che i cittadini possono frequentare gratuitamente, nel rispetto delle tasse che pagano. Non ci sono cinema, almeno un teatro pubblico, inventive che conducano all’elevazione della mente, a meno che non siano organizzate dalle parrocchie, che comunque ospitano questi eventi e una collaborazione minima sarebbe doverosa. Una città dove la zona industriale detiene il primato dell’interesse politico da sempre e non si riesce a scindere la ‘city’ industriale dalla città ‘storica’, come avviene dappertutto e le associazioni possono fare da cuscinetto culturale, occupandosi di eventi dedicati ovviamente al proprio preposto motivo associativo. E pensare che, a giugno 2009, sarebbe stata posta la ‘prima’ pietra per la costruzione del teatro del Comune, nei pressi del Palazzetto dello Sport. Tanti avvenimenti hanno poi travolto la città, ma finora, nulla è stato fatto.
Domani è sempre un altro giorno
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