Se si escludono i comunicati, numerosi, del Pd e qualcuno di PugliAmo con i quali “sembra”
che rifiutino di concedere l’appoggio “Politico” richiesto dal sindaco Magrone, dai consiglieri di opposizione non è ancora arrivata alcuna dichiarazione, ufficiale o meno, su quali sono i loro propositi in merito alla crisi politica dell’amministrazione Magrone. Come intendano procedere, i rappresentanti di centrodestra, per risolvere gli urgenti problemi del bilancio e dell’urbanistica è un mistero. Alle già vecchie notizie dei primi giorni, quelle della “rottura” della maggioranza magroniana e dell’incontro del sindaco con l’opposizione, non ne sono state aggiunte altre. La speranza degli elettori di centro destra è che i consiglieri Pentasuglia, Sanseverino, Silvestri, Barile, Vasile, Fragassi e Maurelli abbiano già raggiunto, segretandola, una condivisa decisione e siano in attesa di sviluppi per renderla pubblica. È una speranza ma la speranza, come si sa, è dura a morire. Non è un mistero invece che questo centro destra modugnese è un disastro. C’è poco da commentare: un disastro. La sberla rimediata alle amministrative, dolorosa “assai” perché inaspettata, ha dissolto quella pur minima coesione dell’area moderata modugnese che la candidatura di Fragassi aveva favorito. John Keats sapeva bene ciò che diceva quando asseriva “Victory has a thousand fathers, but defeat is an orphan”. Ognuno per conto proprio, la coesione che nel lontano ‘97 permise l’elezione a sindaco, al primo turno, di Francesco Bonasia, rimane un miraggio. Dopo quella sconfitta politica tutta l’area del centro destra modugnese doveva fare i conti con se stessa e le proprie inettitudini. Dopo quella botta in testa ci si doveva chiedere: perché? Perché questa enorme emorragia di voti verso il M5S alle politiche prima, a Magrone poi e di nuovo al M5S alle europee? Perché questa grande frammentazione gruppettara, con linee politiche diverse, dettate da singoli personaggi slegati anche dal loro stesso elettorato. Il moderatismo contenuto in quella maggioranza si è frantumato come uno specchio caduto a terra: personalismi, velleitarie candidature, azzeramento del dissenso, rinuncia al confronto politico, nessuna contendibilità delle pseudo leadership. Cosa è mancato: associazioni “frizzanti” capaci di diffondere una cultura politica liberale e popolare, capaci di stimolare la partecipazione e la competizione, primarie per la scelta dei leaders, una linea politica comune che andasse oltre i discorsi breve termine su Imu, urbanistica, elettrodotti, feste patronali e mercati settimanali.
Il mancato consenso ad appoggiare Magrone nell’impresa, ardua a questo punto, di portare la città – si badi bene: la città, non l’avversario politico – al superamento di una crisi dagli sviluppi devastanti, darà il colpo di grazia a tutto ciò che si può ancora porre come alternativo al centrosinistra e alla protesta pentastellata. Chiedere al sindaco di presentarsi in aula dimissionario, in modo di aprire, formalmente, la crisi politica dell’amministrazione comunale, limiterebbe ai venti giorni successivi il tempo a disposizione per risolverla. Il condizionare il proprio voto di sostegno ai propositi sindacali di superamento della crisi, chiedendo in cambio l’umiliazione pubblica del primo cittadino, segna l’apice di anni di mediocrità politica del centro destra modugnese. Immaginare che, in caso di elezioni, i voti verso il centro destra subiranno un’ulteriore diminuzione non è fantasia; sarebbe il momento in cui gli elettori di quello schieramento direbbero basta, chi vota per il centro-destra chiederebbe un “regolamento dei conti” con la propria classe dirigente. L’arrivo di un altro commissario renderà certo Il rischio di altri anni all’opposizione, stritolati nella morsa costituita dai democratici e dai 5 Stelle. È arrivato il momento in cui chi ha gestito per anni questi gruppi politici sia chiamato ad assumersi la responsabilità della propria sconfitta, delle proprie colpe e a trovare il modo migliore per farsi da parte. Si organizzi una “costituente” per un movimento liberale, popolare, riformatore che sia capace di instaurare la permanente partecipazione degli elettori alle decisioni più importanti, che ponga tutti sullo stesso piano di partenza, che stenda un programma e un manifesto nuovo, che faccia pulizia degli ectoplasmi, delle sanguisughe, degli improvvisatori che da troppo tempo popolano quest’area politica e che attivi dei meccanismi competitivi per la selezione della propria classe dirigente. Per evitare il definitivo annichilimento del centro destra a Modugno non esiste che una scelta: azzerare tutto.