IGsC con la presidente Bellino

Comunicato di Italia giusta secondo la Costituzione sulle dimissioni del presidente del consiglio comunale di Modugno, Giovanna Bellino. Italia Giusta secondo la Costituzione non lascia sola la presidente Bellino contro un osceno tentativo di lapidazione.
Le dimissioni da presidente perché non fosse il comune di Modugno a segnare in Italia un precedente barbaro che avrebbe fatto saltare secoli di civiltà.
Il 9 luglio scorso, Giovanna Bellino (Movimento democratico) ha rassegnato le dimissioni dalla carica di Presidente del Consiglio Comunale di Modugno. La decisione è stata presa a seguito della campagna politica di denigrazione e di delegittimazione del Presidente, intrapresa a turno, e con ostinata determinazione, dalla minoranza e da un pezzo scissionista della maggioranza. Un evidente disegno finalizzato a screditare l’intera Amministrazione, guidata dal Sindaco Nicola Magrone, e sfociato in una sedicente mozione di sfiducia che ha un’inedita caratteristica: nemmeno un rigo di motivazione; praticamente una decisione presa altrove, un ordine da eseguire, un abuso e una violenza da consumare obbligatoriamente da servi a tempo determinato (fino a quando sono utili).
L’impegno, la dedizione e la professionalità profusa nello svolgimento della carica istituzionale da Giovanna Bellino le permettono di congedarsi a testa alta, consapevole di aver agito sempre per il bene e nell’interesse del regolare svolgimento del Consiglio Comunale, garantendone e favorendone il fluido e trasparente andamento. “Le mie dimissioni – ha detto Bellino – avvengono per un atto di responsabilità, affinché non si usino come becera strumentalizzazione politica. La mia decisione, nonostante abbia la consapevolezza di aver ricoperto con ineccepibile trasparenza il mio mandato di Presidente, ha l’obiettivo di non consentire che si spostino i riflettori della crisi su una semplicistica questione di poltrone, ma tenga ben alta l’attenzione sulle reali questioni che interessano la collettività e la città di Modugno e che la stanno stringendo ancora una volta nella morsa degli affari e degli interessi privati.”
Italia Giusta Secondo la Costituzione vede in questa orribile vicenda il tentativo di alcuni agitatori di imbarbarire ancora di più (dopo le infiltrazioni mafiose, dopo gli arresti, dopo il malaffare) il contesto sociale e politico della città e di distrarre l’attenzione dell’opinione pubblica dalla gravità estrema dello scandalo urbanistico individuato e denunciato dall’Amministrazione in carica che ha rifiutato la classica e deprimente abitudine del “non aver visto e non aver saputo”. Il gesto di Giovanna Bellino è coerente con la consapevolezza morale e politica di prendere le distanze da apprendisti squadristi e di segnalarne la presenza in città. Il tentativo, che con il gesto della Bellino è stato vanificato nella sua parte più violenta e oscena, ha avuto e ha il senso di una voglia sanguinaria di lapidazione pubblica di una persona, di una donna, che nessuno, da secoli, avrebbe immaginato ancora possibile. Bellino avrebbe dovuto comparire nell’aula del Consiglio Comunale per rispondere ad addebiti che non si sono potuti conoscere, senza quindi la possibilità di articolare una difesa dialettica; avrebbe dovuto presentarsi senza conoscere il perché, in attesa di chi avesse voluto scagliare la prima pietra; catapultata in un’arena per esservi lapidata a colpi di pietra o di voto, senza diritto di parola. Se la richiesta fosse stata motivata non ci sarebbe stato nulla da eccepire perché nessuno è irraggiungibile dal giudizio del Consiglio.
Ogni cittadino ha il diritto di sapere di che cosa viene in qualche modo chiamato a rispondere. I cosiddetti “sfiducianti”, indifferenti alla civiltà democratica, non sono riusciti nemmeno a balbettare un motivo, nemmeno a farsene dettare qualcuno da ‘consigliori’ che si affacciano inquietanti sulla città, rabbiosi per incarico ricevuto.

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