Grande successo di pubblico ‘La cucina del sottano’ e il calendario 2014 che Michele Fanelli,
presidente del Circolo Acli Enrico Dalfino di Bari e la Compagnia ‘U settan’ di Bari hanno presentato a Modugno la sera del 10 gennaio 2014 nel Palazzo della Cultura Nicola Perrone. L’evento è stato realizzato in collaborazione con il Circolo Acli San Rocco e San Nicola da Tolentino di Modugno, con il Patrocinio del Comune e dell’Assessorato alla Pubblica Istruzione e Cultura, rappresentati dall’assessore Francesco Taldone; presente anche l’Università della 3° età locale F.sco De Zotti. Una suddivisione del libro in rubriche, a partire dalla base della cucina, il pane, rappresentante della famosa ‘scarpetta’, anticamente usata perchè non si doveva buttare il pane ‘vecchio’ che comunque era ‘la facc d’ Crist’, oggi trasformatasi anche in bruschetta, ai piatti poveri, a quelli ricchi, a quelli terapeutici, alle conserve, ai dolci e ai liquori – il famoso rosolio da offrire soprattutto in occasione di ospiti – infine le buone creanze. Accorgimenti nella cucina della nonna, piena d’amore e di dedizione, come nella preparazione della ‘tiedd patan ris e cozz’, fatta di patate, riso e cozze, ma che in seguito si è arricchita con le zucchine, ‘…solo che queste ultime la rendono dolce, togliendone il sapore di sale dato dalle cozze’, dice Fanelli. Come pure ‘u brod cu pesc fsciut’ (il pesce fuggito), preparato con acqua e ciottoli trovati sul mare e bolliti: davano all’acqua il sapore di sale come se il pesce ci fosse, ma non ce ne era nemmeno l’ombra, causa la povertà. E tanto altro. ‘Le buone creanze’ è l’ultimo capitolo, che rievoca l’usanza a tavola, da parte delle donne di una volta, di dare priorità al capofamiglia, poi ai bambini e ultimo a se stesse, anche a costo di rimanere a pancia vuota. Invece ‘u l’ultm bccon’ (l’ultimo boccone), riveste un duplice significato nell’ambiente aristocratico, in cui voleva rappresentare l’apprezzamento da parte dei commensali per la pietanza preparata, mentre nell’ambiente popolare, era una cattiva creanza, a testimoniare di non aver gradito quanto cucinato. Tutto condito dagli aneddoti di Michele Fanelli, dalle poesie in vernacolo barese di Giuseppe Marzella, detto Pinuccio, dalla fisarmonica e canto di Antonio Sagro e dalla canzone partenopea popolare di Filippo Cantalice.