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Eredità di quella rivoluzione, che sembra non aver cambiato nulla, è la divisione in sinistra, destra e centro dello schieramento politico nelle aule parlamentari d’ogni dove. Divisione in rigidi schieramenti che non permettono di schierarsi fra favorevoli o contrari ad un provvedimento. Si approva o meno un provvedimento, una proposta tenendo conto solo della “zona” di appartenenza del proponente. Si spera sempre, oggi come allora, nella buona volontà dei nuovi arrivati nelle aule parlamentari ma, come sempre, anche negli ultimi arrivati vince il senso di riconoscenza verso chi ha permesso loro di entrare in quelle aule: il partito, lo schieramento nel quale gli è stato concesso di candidarsi. Non si finisce mai di discutere di legge elettorale, continuamente si promette di dare agli elettori la possibilità di scegliere chi votare ma si continuano a proporre meccanismi elettivi che prevedono essenzialmente ed esclusivamente la possibilità di votare persone comprese in un elenco determinato dai partiti. Non esiste perciò assolutamente la possibilità di votare chi vogliamo, possiamo scegliere solo fra i nomi elencati nelle liste elettorali compilate dalle segreterie dei partiti o da associazioni locali ed organizzazioni, più o meno politiche, che durano solo il tempo necessario per presentarsi alle elezioni.
Eredità negata invece della rivoluzione francese è il suffragio universale (allora solo maschile, dati i tempi) che prevedeva una procedura elettorale a diversi gradi, nella quale i deputati nazionali non erano eletti immediatamente. Gli elettori si riunivano per aggregazioni locali (parrocchie) e in tale sede redigevano un proprio “cahier de dolèances” inoltre, sulla base del numero di famiglie, designavano uno o più delegati alle assemblee territoriali. Qui durante un’assemblea preliminare venivano sintetizzati in uno solo i diversi “quaderni di doglianza” e si sceglievano quelli che oggi potremmo chiamare i grandi elettori che in una fase successiva nominavano i deputati agli stati generali. Altro che il porcellum voluto dai nostri porcari.