Il mondo accademico continua a essere in fermento tra attacchi e dure risposte a seguito dell’inaspettata uscita del Presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi sull’Ateneo barese. Chiodi facendo riferimento ad un editoriale di Francesco Giavazzi, apparso in prima pagina sul “Corriere della Sera” e intitolato “La ragnatela corporativa: i tagli alla spesa possibili”, aveva commentato su facebook: “Anche io, come Giavazzi, crederò che il governo sia impegnato a ridurre le spese (per ridurre le tasse) quando Letta e Saccomanni si recheranno a Bari, Messina o Urbino per spiegare che la chiusura di quelle tre Università (in fondo alla classifica dell’Anvur) è nell’interesse dei loro figli”.
Non poche polemiche erano state suscitate da queste dure parole ma la bufera è scoppiata quando il governatore, il 20 agosto, non mostrando alcun segno di pentimento per le sue esternazioni, ha anzi rincarato la dose condividendo una nuova riflessione sul suo profilo facebook “In un contesto inevitabile di rarefazione delle risorse pubbliche (già saccheggiate per decenni) ridurre i finanziamenti alle università mediocri è il modo per non farlo a quelle che mediocri non sono”.
Emiliano, all’accusa di mediocrità rivolta all’Ateneo della sua città, non è riuscito a contenere la sua ira: ”Chiodi pensi a ricostruire l’Aquila, se ci riesce, e non si comporti da sciacallo approfittando di discutibili graduatorie scritte nell’interesse delle università del nord al momento delle iscrizioni. Se per completare la ricostruzione Chiodi avesse bisogno delle competenze delle Università pugliesi e delle nostre energie professionali ed economiche, siamo come sempre a disposizione per lottare al fianco dell’Abruzzo migliore, del quale evidentemente lui non fa parte” ha tuonato qualche giorno fa il sindaco barese.
Immediata è stata anche la risposta del rettore uscente dell’Università di Bari, Corrado Petrocelli:
”Chiudere la nostra Università? Mi sembra a dir poco una visione strumentale nel momento delle iscrizioni. Esiste da tempo l’idea che bisogna privilegiare alcune Università a scapito di altre. I dati diffusi dall’Anvur non sono stati elaborati per stilare una classifica ma per mettere un accento sui punti di forza e su quelli che evidenziano le debolezze. Nell’ambito della valutazione fatta da esperti internazionali la nostra Università ha un piazzamento lusinghiero e annovera studiosi di primo ordine che hanno riconoscimenti a livello internazionale e, a volte, sono anche alla guida di prestigiosi punti di riferimento scientifici. Invito il presidente della Regione Abruzzo ad analizzare la qualità dei nostri docenti e dei giovani laureati, nella convinzione che occorrerebbe comunque evitare polemiche di questo tipo”.
In molti ravvisano nella polemica scaturita da Chiodi una strumentalizzazione politica ma tra i tanti commenti apparsi sulle accese discussioni on line, c’è anche chi evidenzia il sistema di raccomandazioni: un male che a molti (nonostante le rassicurazioni di Emiliano), pare ancora difficile da estirpare. A detta di chi frequenta o ha frequentato l’Università di Bari, i punti di debolezza non mancherebbero: disorganizzazione, scarsa produzione scientifica di alcune facoltà, scarsi collegamenti con le strutture del mondo del lavoro e in alcuni casi anche offerta formativa poco entusiasmante. Questi i nei, che non rendono tutti soddisfatti dell’Ateneo barese, ma non riescono a rendere i pugliesi concordi con le dure affermazioni di Chiodi sulla necessità di chiudere l’Università del capoluogo barese.
A insorgere, oltre a note personalità della comunità accademica e delle istituzioni ed ai tanti cittadini, non sono mancati i rappresentanti delle Associazioni studentesche baresi, strenui difensori dell’Ateneo d’appartenenza.
Si è distinta la dura risposta di Nicola Minerva, studente modugnese da poco eletto al CNSU (Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari), nonché dirigente della federazione Provinciale di Bari di Azione Universitaria, che in un comunicato fa notare:
“Dichiarazioni inopportune quelle del Presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, che esulano completamente dal suo ruolo istituzionale. Spero che prima di denigrare le Università degli Studi di Bari, di Messina e di Urbino si sia almeno informato relativamente ai criteri utilizzati dall’ANVUR per la valutazione delle Università Italiane, o meglio all’unico criterio, basato esclusivamente sui risultati della ricerca scientifica effettuata nel periodo 2004-2010. Una valutazione del genere appare quantomeno superficiale, poiché troppo sbilanciata sugli aspetti quantitativi, efficace magari per meri fini pubblicitari ma non utile al progresso della scienza e della ricerca. Occorre una profonda riflessione sul ruolo dell’ANVUR e una ponderata rivisitazione dei suoi criteri valutativi. Superfluo, inoltre, rispondere al giornalista del Corriere della Sera, Francesco Giavazzi (professore ordinario di una università privata del Nord) che in pieno periodo di iscrizioni invoca la chiusura di tre università statali del Centro-Sud. Il conflitto di interessi è sin troppo evidente.”.