Quale futuro? Leggendo il supermanifesto piazzato sul rondò dell’aeroporto di Palese
che pubblicizza uno dei carrelli prodotti dai cassaintegrati lavoratori della OM si resta a dir poco perplessi. Ma di quale futuro parlano? Se lo chiedono anche Pasquale, Sebastiano, Giuseppe, Roberto e tutti i loro colleghi che da mesi presidiano i cancelli della fabbrica che quei carrelli li produce. La OM di carrelli elevatori di alta gamma ne ha sempre prodotti; attualmente nei magazzini e sul piazzale, già imballati e pronti alla spedizione, ce ne sono quasi 200, per un valore commerciale di circa 12 milioni di euro. Presidiano i cancelli affinché i carrelli non vengano “spediti” cosa che invece l’azienda intende fare. Nel maggio di due anni fa l’azienda che ora li ha messi in cassa integrazione li aveva illusi concedendo ad ognuno di loro 800 euro in busta paga per premiare l’aumento di produzione programmato. Viene il sospetto che tale aumento di produzione fosse finalizzato già da allora al riempimento del magazzino in vista della “futura” chiusura della fabbrica; sospetto avvalorato dal fatto che il mese di luglio successivo, cioè dopo circa quaranta giorni scattò la cassa integrazione. Infatti il 5 luglio 2011 la KION, azienda tedesca con sede a Wiesbaden leader mondiale nella produzione di carrelli e attrezzi per la movimentazione delle merci annunciò il blocco definitivo della produzione nello stabilimento barese entro marzo 2012. Dalla Fiat- Iveco che nel 1969, con le agevolazioni statali per le ASI, realizzò lo stabilimento, alla Linde Agv che nel 1993 acquisì dalla Fiat il 50% delle azioni e poi nel 1994 l’intero pacchetto azionario, la fabbrica ha sempre realizzato prodotti di elevato livello qualitativo. Pensare oggi al proprio futuro presidiando i cancelli della fabbrica in cui fino a poco tempo prima si lavorava non è certamente cosa facile. Lo sanno bene Sebastiano Tamma, Giuseppe Pascale, Pasquale Casiero, Roberto Palavecchia di turno oggi al “presidio”. Erano, “sono” operai dal futuro incerto; la KION il cui nome, nella lingua degli africani Masai significa “prendere la direzione” ha preso, purtroppo per loro, la “direzione” del loro futuro. Non lo meritano.
Sperano davvero nella cessione gratuita dell’opificio a chi volesse impegnarsi nel rilevarla dalla Kion, – come ha dichiarato Michele De Vietro, manager dell’azienda – ma la clausola che obbliga l’eventuale ricevente alla rinuncia preventiva alla produzione di carrelli non lascia molte speranze. La dichiarazione del sindaco di Modugno, Nicola Magrone, che accetterebbe la “donazione” della fabbrica e si impegnerebbe, inoltre alla realizzazione di una cooperativa formata dagli operai, porta un minimo di speranza in più.