Luglio il mese delle rivoluzioni

4 luglio 1776 inizia la rivoluzione americana; 14 luglio 1789 i rivoluzionari francesi assaltano il carcere parigino della Bastiglia; luglio 1917 tentativo (fallito) di colpo di stato di soldati, contadini ed operai russi contro il governo Kerenskij che aveva già costretto lo zar ad abdicare; luglio 2013 al Cairo si protesta contro la “rivoluzione” della primavera araba; 30 luglio 2013 ci sarà la rivoluzione del Popolo della Libertà?
Se la Cassazione dovesse confermare la condanna di Silvio Berlusconi ci sarà quella rivoluzione che molti nel centro destra minacciano e dall’altra parte molti altri sperano?
Sarà colpa (merito?) anche del caldo ma il mese di luglio è molto spesso il periodo dell’anno in cui più intenso è il desiderio del cambiamento, della rivolta, che non è ancora “rivoluzione”. Il più delle volte il termine “rivolta” viene inteso come una sollevazione, un movimento poco o male organizzato, che nasce sull’onda dell’insofferenza popolare verso il potere; una “ribellione” che, pur essendo permeata di atti di violenza, raramente è in grado di rovesciare e sovvertire il potere costituito, un  atto emotivo mancante di articolate teorie politiche.
La rivoluzione invece cerca non solo di abbattere il potere e di sostituire le persone che lo detengono ma anche, prioritariamente, di affermare un potere totalmente diverso. Obiettivo della rivoluzione è delineare un nuovo ordine sociale, un nuovo sistema politico e questo richiede una riflessione approfondita sullo stato, sulla società, sui mezzi a disposizione per realizzare i cambiamenti agognati. La differenza tra rivolta e rivoluzione viene spesso spiegata con un aneddoto: all’arrivo della notte del 14 luglio del 1789 il duca de La Rochefocauld riferì al re i disordini parigini di quel giorno e si dice che Luigi XVI esclamò: ” C’ést un revolte”, mentre il duca lo corresse con: ” Non sire c’ést un révolution!” dimostrando che, a differenza del re, il Duca aveva capito che la presa della Bastiglia era qualcosa di più irresistibile e pericoloso di una semplice rivolta.
Di sicuro il 30 luglio 2013 non sarà ricordato come il giorno in cui in Italia iniziò una rivolta nè tantomeno una rivoluzione – del resto mancherà un solo giorno al mese sacro delle ferie e come tutti sanno il solleone non sollecita l’azione – ma è certo che da quel giorno molte cose cambieranno: se il Silvio nazionale sarà condannato molti, anche dalla sua parte, inizieranno a cercare di cambiarle le cose; se invece sarà assolto, o la cassazione dovesse rimandarlo in appello e quindi verso la prescrizione, saranno molti altri, da ogni parte, a cercare di cambiarle le cose.  In ogni caso nulla resterà com’è ora ed è a questo punto che una domanda, all’ombra dell’orologio del sedile qui a Modugno, sorgerà spontanea: “Sì ma a noi ci interessa quacch’eccosa?” . Mah!

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