Quale futuro per i giovani del Q. Cecilia

Una tavola rotonda, dal titolo “Quale futuro per i giovani del nostro Quartiere”, ha aperto le solenni celebrazioni per l’annuale festa dei santi Pietro e Paolo,

organizzata dalla parrocchia San Pietro. Grazie all’abnegazione del parroco Don Giuseppe Bozzi, per una sera la zona Cecilia è stata fulcro di una delle più vive e dinamiche scene politico-sociali pugliesi; alla tavola rotonda si sono seduti non solo il neo-eletto sindaco di Modugno Nicola Magrone, ma anche il procuratore capo di Bari Antonio Laudati e il sindaco di Bari Michele Emiliano. I tre uomini di legge, due ex magistrati e un procuratore, si sono confrontati, moderati dal professor Tenerelli, sul valore della legalità nei quartieri periferici e su quanto si possa fare per evitare che i giovani, che vivono in realtà a rischio, possano perdersi.

 

“I recenti fatti di violenza e il sempre crescente senso di abbandono da parte di coloro che vivono in questo quartiere, mi hanno portato a voler organizzare questo evento – ha commentato don Giuseppe – con il preciso intento di coinvolgere la cittadinanza e spingerla all’incontro e al dialogo con le istituzioni circa il futuro dei giovani del nostro quartiere”.La zona Cecilia – ha continuato il parroco – è esposta ad un’ampia sacca di delinquenza che, se non arginata, potrebbe schiacciare i tanti onesti cittadini che sono costretti a conviverci; i giovani sono la categoria più fragile. Per questo ho voluto riunire le istituzioni e porre loro le domande che gli stessi ragazzi hanno preparato”.

Ad iniziare il dibattito è stato il sindaco Emiliano che, dopo aver ricordato la figura di Don Puglisi, il sacerdote che lottava contro la mafia, ha evidenziato come non bastino solo l’intervento delle forze dell’ordine per combattere la criminalità, ma è necessario che esse siano aiutate dal senso civico dei cittadini.

“Ricordo ancora le parole di Lella e Pinuccio Fazio, genitori di un ragazzo ucciso durante una sparatoria – ha raccontato il sindaco – entrambi si chiedevano se la sorte del loro figlio sarebbe cambiata se, invece di rimanere nell’omertà, avessero denunciato ciò che avevano sotto gli occhi. Ora vanno per le scuole a prestare la loro testimonianza affinché altri ragazzi non facciano gli stessi errori”. “Mi servo di questo esempio – ha spiegato Emiliano – per dire che viviamo in una città che ha alti e bassi; per combattere la criminalità l’intervento delle forze dell’ordine e delle istituzioni è insufficiente, è necessario che si crei una cooperazione indissolubile con gli abitanti e che si ritorni a vivere e popolare, in maniera sana, le piazze e le strade per non lasciarle alla illegalità e ai criminali”.

Il sindaco di Modugno Magrone ha, invece, posto l’attenzione sull’esempio che gli adulti dovrebbero dare ai giovani.

“Non basta solo dire che i giovani vanno educati alla legalità – ha spiegato Magrone – penso invece che l’educazione debba essere applicata anche agli adulti, esempio per le nuove generazioni. Se un giovane guarda alle istituzioni e alla politica con occhio disincantato e scettico, la colpa è solo nostra che abbiamo fatto in modo di isolare il giovane e renderlo più debole e soggetto al fascino della delinquenza”. “Se vogliamo che questo non succeda – ha aggiunto il sindaco di Modugno – dobbiamo aumentare gli esempi positivi e fare di noi stessi, rappresentati delle istituzioni, esempi da seguire. Io sono un sindaco che ha rinunciato all’indennità e ho scelto, per la giunta, assessori, anche di giovane età, che hanno delle qualità e abilità comprovate da meriti che li rendono idonei all’incarico. Anche questo è dare l’esempio, rendendo la politica sempre più trasparente e vicina al cittadino”.

Il procuratore Laudati ha iniziato il suo intervento leggendo una lettera che Don Tonino Bello aveva scritto ad un ladro ucciso da un metronotte, chiedendogli scusa per l’incuria che la società ha avuto verso di lui.

“La criminalità nasce dalla povertà, dall’emulazione e dal degrado – ha spiegato Laudati – non è un caso che essa sia più forte nelle zone di maggiore disagio sociale. La polizia fa quello che deve ma la parola d’ordine deve essere prevenzione; le scuole, i centri di aggregazione giovanili, le parrocchie e le associazioni possono molto per salvare giovani che, se lasciati soli, potrebbero ricadere nella criminalità. Dobbiamo spingerli a venire dalla nostra parte, educandoli e seguendoli”.

Elevata l’affluenza di pubblico che ha seguito il dibattito, dimostrazione che una politica che si incontri con i cittadini può risvegliare il senso civico.

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