Non più di un modugnese su quattro ha votato per l’ex magistrato ma ancora meno hanno avuto fiducia nel cinquantunenne avvocato/giornalista Fragassi.
Sommando i voti dei due candidati andati al ballottaggio a Modugno non si raggiunge il 50% degli aventi diritto al voto. La speranza degli elettori in un radicale rinnovo dei rappresentanti eletti in consiglio comunale si era grossomodo divisa equamente fra i due contendenti nel primo turno, ma quello che ha determinato l’esito finale è stato il diverso livello di fiducia che hanno raccolto i candidati sindaco allorquando sono stati resi noti i nominativi dei consiglieri comunali che avrebbero costituito i raggruppamenti di maggioranza e opposizione. Molti i nomi familiari con Saverio Fragassi che l’immaginario collettivo associa alle vecchie amministrazioni Rana/Gatti; degli assoluti sconosciuti invece la maggioranza dei consiglieri eletti nelle liste di Nicola Magrone. La storica idiosincrasia al recarsi alla urne degli elettori di centro destra, manifestatasi massicciamente ancora una volta, ha dato poi il colpo finale alle speranze di vedere Saverio Fragassi sindaco. Con il senno di poi (di cui sono piene .. ecc.) molti indicano nella scelta del candidato il motivo della sconfitta che, è necessario dirlo, è invece di tutto il centro destra. L’assenza della minima elaborazione politica realizzata con incontri, dibattiti, manifestazioni, confronti fra elettori di centro destra; l’inesistenza di luoghi di aggregazione – l’eccezione della sede Udc non può certamente sopperire a tale mancanza – ha reso negli anni impossibile il rinnovo dei rappresentanti della classe politica di centrodestra. La mancanza poi di “coraggio” ad affrontare in pubblico gli avversari è diventata un’arma concessa con troppa faciloneria a chi ne ha saputo trarre vantaggio. Inoltre dai fini conoscitori delle potenzialità strategiche date dai media in campo propagandistico- elettorale che supportavano il candidato di centro destra, ci si aspettava sfracelli nel campo della informazione mirata all’ottenimento di quel consenso politico che si tramuta in voto. Infine la grande differenza data dall’ubicazione dei comitati elettorali: in piazza Sedile quello di Magrone, in due punti alquanto periferici, anche se raggiungibili comodamente in auto, quelli di Fragassi, ha reso ancora di più evidente la diversa impostazione che i due maggiori contendenti hanno dato alla loro campagna elettorale. Il continuo rapporto “de visu” con gli elettori in piazza Sedile ha contribuito alla diffusione del “pensiero” magroniano fra gli elettori dando all’ex magistrato la possibilità di affidare al passaparola fra i modugnesi il proprio messaggio programmatico, cosa che invece non è riuscita al giovane avvocato, apparso distante se non addirittura assente agli occhi di quel popolo che ha dichiarato in varie occasioni di amare tanto. Ora il neo sindaco nel suo primo discorso da eletto ha offerto il ramoscello d’ulivo ai suoi avversari auspicando in questo modo una opposizione costruttiva in aula consigliare. Ora dopo quasi due anni abbiamo il sindaco e per questo obiettivo hanno lavorato i due contendenti. Ha vinto Magrone. Viva Magrone