Parla il candidato Magrone

Nicola Magrone

Intervista a Nicola Magrone, candidato sindaco a Modugno – 27/4/2013  – (1° Parte) a breve il link dell’audio;

Giudice Magrone, Lei ripropone la sua candidatura alla poltrona di sindaco di Modugno, a capo di una coalizione di sette liste. Quali sono le ragioni della sua ricandidatura (era già candidato sindaco alle precedenti amministrative) e quali sono i punti salienti del suo programma?
Questa domanda che lei mi fa è giusta. Questa domanda però nasconde nella sua formulazione un involontario nascondimento di ciò che è successo nel 2011. Sembra quasi una domanda asettica, ma non è così. Nel 2011 io mi sono candidato, non sono entrato nemmeno in consiglio comunale, non sono stato nominato per via di quell’accordo – che io definisco ignobile – tra UDC e PD. Per quel gioco, Bellomo che si prese il seggio della minoranza ma che era già della maggioranza, non si apparentò all’unico scopo di non far entrare me. Questa visione da cacciatori, da predatori è una visione delle cose, della politica, della vita, della società che io credo debba essere rimossa totalmente. Io non sono entrato nemmeno in consiglio comunale con circa 3.000 voti che ebbi da solo praticamente, da solo e con l’effetto che entrò al posto mio Vito Carlo Liberio, che era un inquisito (glielo dico con grande modestia, con grande senso della misura). Fu una scelta molto dura, con un accordo così infame (fuori Magrone, dentro Liberio) che era un bluff rispetto alle regole della competizione elettorale (Bellomo era di maggioranza, si finse di minoranza per beccarsi il posto e poi fece il vice-sindaco addirittura, altro che minoranza!). Il posto andava al candidato sindaco di minoranza e Bellomo era di maggioranza. Questo episodio sembra un aneddoto di piccola dimensione, una “vicenduola” di paese, ma in realtà nasconde una fatto gravissimo: la paura che io mettessi anche un piede nel comune, quasi fossi un criminale, un pericolo pubblico (i pericoli pubblici sono i criminali) sono gli amministratori corrotti, non un procuratore della repubblica, un magistrato che vuole partecipare alla vita pubblica.  A Modugno erano già tutti inquisiti poi sono stati tutti arrestati. Era una chiusura totale del pd e udc,  questa  chiusura strettissima. Ma che pericolo rappresentavo? I giudici poi hanno scoperto che erano degli associati per delinquere e quindi tutti temevano la mia presenza in comune … questo tipo di domanda me la fanno tutti, vuol dire che tutto questo è stato rimosso. E’ una domanda che si fanno nel paese.
Lo faccio perché non mi piace come è stato ridotto questo paese. Non sono più un magistrato, scrivo libri, scrivo su riviste, faccio altro. In qualità di cittadino mi sento in dovere di intervenire. Questo comune è stato sciolto e chiama tutti alle proprie responsabilità. Lo so che rischio ancora una volta che non entri in consiglio, mi metteranno delle trappole.
Non devo avere nulla, non percepirò nulla, lo avevo già detto che se fossi in teoria eletto sindaco non avrei percepito un euro, lo farei come dovere civico, come contributo al paese. Disporrei che questo gruzzolo che si accumula nei mesi venga affidato ad un funzionario pubblico e quindi gestito per le esigenze più drammatiche. Capisco che molti si candidano proprio per guadagnare due lire e quindi questo viene percepito come uno scandalo, anche dirlo è uno scandalo. Queste ragioni – in sintesi – mi portano a ricandidarmi.

Conosce i suoi avversari, suppongo. Quali sono i motivi principali per cui gli elettori di Modugno dovrebbero votare per Lei?
Siamo ad un punto di svolta nel paese. Sono quasi 15 anni che siamo amministrati da questo ceto politico. 10 anni di Rana, due di Gatti..e sono di estrazione identica, PD, UDC. Questi 12-15 anni di pessima amministrazione, per giunta poi segnata da questo fatto di criminalità, di devianza, di degrado morale e così via…  ebbene, io credo che chiamino ad una svolta radicale. Chi deve esprimere il sindaco in questo momento? Il pd ancora che ha messo il paese in questa situazione. Nessuno chiede di punire, di fustigare. C’è chi è preposto a giudicare. Sul piano politico, però, queste persone sono state le prime che si sono dimesse, nessuno le ha cacciate dal comune. Quindi la conseguenza politica per primi l’hanno tratta loro stessi. E’ la stessa cosa che dico io. Non bisogna discriminare. Devono fare un passo indietro. Ci troviamo però di fronte alle stesse forze politiche che insistono con il pretendere che il comune debba tornare nelle loro mani, e questo è inaccettabile.
Giudice Magrone, dal punto di vista politico, economico e sociale, quali sono le soluzioni che Lei propone ai singoli casi che attanagliano la vita della città?
La prima cosa da fare con lealtà e rispetto per tutti – senza darsi il tono di quello che può risolvere tutto, sarebbero balle! – è prendere atto di questo scenario: noi abbiamo assistito al nostro comune preso, gestito, fatto proprio come se fosse una cosa privata. La prima cosa da fare è di ristabilire un livello di moralità;  non per fare il fondamentalista dico però che in Italia nasca ma ritengo deve nascere il ‘terrore’ nell’amministratore che se si appropria della cosa pubblica dei frutti del potere deve essere punito. Io sono per una tendenza per uno sforzo sì di tutelare quello che c’è di industriale ma sono anche però per tutelare un ritorno alla cultura della agricoltura. Le fabbriche le fanno e le chiudono..la Bridgestone ci tiene per il collo.
A Modugno non c’è un gesto di recupero delle proprie tradizioni, di questi valori. Basta guardare questo centro storico, è un corpo di reato, noi viviamo in mezzo agli scarafaggi. L’igiene delle strade manca. Se non superiamo questo punto chi amministra la cosa pubblica deve essere controllato, ispezionato, non deve avere conflitti d’interessi, siamo in mano agli imprenditori, la città deve essere in mano ai cittadini. Nessuno di noi è cattivo o buono. Sono i ruoli che devono essere rispettati, il bene comune, il patrimonio comune l’ente comune deve essere amministrato da persone che da quell’ente non devono avere motivo di trarne alcun vantaggio. Questa e’ la condizione preliminare.

Lei viene da una carriera in magistratura ricca di meriti personali e professionali, così come di soddisfazioni. Si è occupato anche di casi che sono venuti alla ribalta nazionale come quelli di Elisa Claps e di Palmina Martinelli, nonché quello della tragedia della scuola di S.Giugliano. Quale è la sua visione del potere giudiziario e in particolare, sul rischio di commistioni tra magistratura e potere politico?
Io credo che bisogna rifarsi ai principi costituzionali, c’è un’autonomia rispetto al potere politico della magistratura e la magistratura deve fare in modo di tenersela cara questa autonomia e per tenersela cara deve fare in modo di non scantonare lei per prima. Per preservare non deve invadere non c’è il minimo dubbio che la magistratura che mette il becco ovunque e soprattutto la strumentalità a volte di certe iniziative rispetto all’attività politica. So bene che è ormai una malattia in Italia che nessuno sa stare al posto suo, questo non significa che io non possa dire la mia ma devo avere l’accortezza di non forzare la mano mai rispetto a situazioni che possono avere un risvolto politico, ma lo devono fare sempre lo devono fare col cittadino comune. Insomma il mestiere del giudice è un mestiere del riconoscimento dei diritti del cittadino delle garanzie del cittadino, non è quello grossolano di leggere le carte e capire. Il suo ruolo è quello di tendere ad accertare la verità attraverso la difficil
issima cruna del rispetto delle regole dei diritti di ciascuno. Ci sono stati gli anni di mani pulite, per esempio in cui il dovere  di iscrivere una persona nel registro degli indagati non veniva adempiuto perché il fatto di avere sei mesi ritardando le iscrizioni è un’operazione immonda. Il rispetto dei ruoli e delle regole è fondamentale nel mestiere del giudice. Io ricordo che quando vedevo un film giallo con mia madre in televisione, lei azzeccava prima chi era l’assassino, io mai. Lei con l’intuito, ci arrivava d’istinto. Io dovevo passare attraverso il meccanismo logico del ‘tenuto conto che’…io perdevo e lei vinceva! È vero anche che bisogna strappare questo Csm, è un emanazione politica e questo certamente influenza nelle scelte, tutto questo non lo risolve attraverso piccoli provvedimenti; io non sono mai stato iscritto a nessuna corrente non devo dire grazie e nessuno. Io mi auguro che non se approfittino i malandrini.
Il giustizialismo…Non si può fare nello stesso posto lo stesso ruolo. I giudici devono chiedere di poter girare, un giudice deve chiedere di poter variare la sede, la magistratura deve potere regolamentarsi. Il giudice deve sapere tutto di tutti. Sono convinto che in Italia i capi degli uffici non devono stare in quel posto più di otto anni. Quella legge l’ho fatta io quando ero parlamentare. Ho fatto il pendolare per vent’anni da Potenza a Modugno. Io sono preoccupato e la legge sulla temporaneità degli incarichi l’ho fata io.

Lei è stato deputato dal 1994 al 1996 con l’Italia giusta secondo la Costituzione. Come ricorda la sua esperienza a Roma?
Pessima. Il parlamento è fatto in modo tale che il parlamentare non conta nulla. I gruppi, cioè i partiti, decidono e tu sei una pedina, un mero strumento, oggi è ancora peggio. Oggi non vince nessuno con  questa legge elettorale,  i parlamentari sembrano degli impiegati assunti dai partiti. E’ un esperienza che non rinnego mi ha arricchito culturalmente ma se lei mi chiedesse se io la volessi rifare onestamente le direi di no.
Lei oltre ad essere un profondo conoscitore ed esperto della nostra Costituzione, ne è anche un sostenitore appassionato. Può spiegare ai nostri lettori, soprattutto ai più giovani, il perché di questo interesse e di questa passione?
Io credo che l’importanza della nostra costituzione sia data da un insieme di norme che fissano un criterio democratico non soggettivo, questi sono i binari entro i quali le istituzioni devono muoversi. Lei sa che la costituzione è stato approvata nel ‘48 alla caduta del fascismo, del nazismo, degli stati totalitari in risposta a quelle tragedie che erano state appena consumante e fu fatta non solo da una parte politica e questo è il segreto che la rende fondamentale, la fecero comunisti, cattolici, liberali, lo sforzo fu quello di trovare il punto d’incontro, di equilibrio, di vivere insieme che non tralasciasse nessuna angolatura culturale; io dico che il totalitarismo è il nostro nemico oltre al comunismo totalitario.
Noi ci chiamiamo l’Italia giusta secondo la costituzione per questo motivo, esiste da 30 anni, il concetto  di giusto non è soggettivo. Noi vogliamo che l’Italia sia più giusta. Il criterio, il metro deve essere oggettivo lo abbiamo fatto 33 anni fa.
Tornare indietro alla costituzione. Sono stato amico di don Tonino Bello ed anche lui che
(*)non era un conservatore non buttava a mare tutto il passato, c’era stato molto di orrido ma non tutto era da buttare. Tornare alle ragioni
Stiamo vivendo un periodo di nerissima recessione economica (si vedano, da noi, i casi emblematici di OM e Bridgestone). Modugno, che rappresenta il centro manifatturiero per eccellenza della provincia barese, è chiamata a risollevare le sorti dell’occupazione e dell’economia locale. A questo scopo, quali possono essere le leve sulle quali agire a livello politico per risorgere? Qualche parola anche sul ruolo del consorzio ASI che gestisce la zona industriale..
Molti imprenditori hanno usufruito di finanziamenti pubblici per aprire le loro fabbriche, nessuno di loro è venuto gratis qui (vedi Bosh, Getrag, ecc.) poi vanno via de-localizzando le produzioni perché altrove guadagnano di più. Questa politica inoltre propagandista questa retorica fatta di retorica deve finire. Bisogna dare un contributo vero. Io da giurista senza microfoni, luci senza ribalta, vado lì per trovare soluzioni.

[(*) – grazie per la correzione ndr.]

 

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