Un ospite d’eccezione per tutte le comunità parrocchiali modugnesi (e non solo), Mons. Giancarlo Bregantini, vescovo di Campobasso-Boiano e Presidente della Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, è stato il protagonista del convegno intitolato “BENE COMUNE CERCASI. Tra Legalità e Responsabilità” tenutosi sabato 6 aprile. Un tema sempre scottante per Modugno, che i parroci di tutte le parrocchie han voluto porre all’ordine del giorno.
“Non rassegnarsi, non far finta di niente, non tacere, ma dialogare e riflettere insieme, capire come si diventa corrotti e cercare insieme di guarire” questo quanto propone Bregantini.
Si sono inizialmente ricercate le cause che creano disinteresse verso il bene comune: la crisi industriale (con l’esemplare caso nostrano della Bridgstone) e l’incapacità politica attuale (chi ci governa, sarà capace di dare una risposta politica dignitosa?), cui bisogna aggiungere “la pesantezza delle nostre comunità che diventano molto abitudinarie, un po’ sclerotizzate perdendo la freschezza che bisogna avere dinanzi ad ogni situazione” ha ammesso il vescovo.
“Con la presenza di Gesù si cominciano a capire le cause sociali e politiche ma soprattutto interiori della corruzione” ha riferito Bregantini e a tal proposito ha sottolineato l’affermazione del Papa, di grande efficacia didattica “Peccatore sì, corrotto no” perché a differenza del peccatore che riconosce il proprio peccato, la condotta del corrotto non è ammissibile poiché egli la giustifica e non chiede perdono.
Sulle cause che portano il “cuore a corrompersi”, anche a livello politico e culturale, il Vescovo ha brevemente ed efficacemente sintetizzato: “La corruzione è un peccato d’immanenza”. Spiegando che “alla radice di ogni corruzione, di ogni imbroglio c’è la stanchezza della trascendenza”, ciò che “appesantisce il cuore e ci rende schiavi della ragnatela”.
Il Cristianesimo quindi come forza per cui “anche quando si è stanchi di guardare in alto, non si cerchi in basso le proprie giustificazioni, ma si sia sempre in grado di rivolgere il cuore al Cielo”.
E proprio per recuperare “il gusto del Cielo”, alla platea sono stati offerti dei consigli: impegnarsi nell’arte, saper apprezzare la poesia e la pittura (a dimostrazione di questo, è stata efficace la rilettura de “L’Infinito” di Leopardi capace di insegnarci il bisogno di Infinito ma anche la tragedia della crisi e il suo superamento), dare importanza all’incontro con l’altro, al volontariato, ricordando che “i poveri sono sempre la voce di Dio” e all’adorazione eucaristica intesa come “massimo tempo della gratuità e antidoto radicale all’immanenza”, per allenarsi a vincere il fascino della ricchezza, del potere o della forza del male.
E poi la grande frase di Tommaso Moro, “un uomo politico autentico” per Bregantini, un martire, un laico che è diventato “emblema positivo”della serata, un chiaro esempio di come combattere ogni genere di corruzione: “I piccoli sì al bene, preparano i grandi sì al bene”.
La grande frase che ha “illuminato la serata” è stata, però, un’altra citazione del contemporaneo di Enrico VIII, ovvero: “Ho sempre servito Dio e il Re ma non sullo stesso piano, ho servito Dio prima del Re”. Secondo Bregantini “questa sarebbe la risposta da dare a tutti i problemi esistenti a Modugno ma anche a tutti i problemi dell’Italia. Abbiamo bisogno di politici che sappiano servire Dio e la propria terra, sia i grandi valori sia l’Italia ma non allo stesso modo: prima Dio e poi il re”.
Mons. Bregantini ha Concluso la sua relazione lasciando al folto pubblico cinque impegni:
1. I soldi non siano per speculare ma per investire, perché i soldi possono essere fonte di corruzione e invece devono essere fonte di progresso;
2. Il “nostro” viene prima del “mio” e lo rende duraturo e solido (la crisi porta sempre a pensare prima ai propri affari e invece dando al “nostro” il senso della pienezza, è possibile comprendere che nel “nostro” c’è anche il “mio”);
3. Il Bene Comune è condizione fondativa della crescita della persona;
4. Passare dalla “ragnatela” alla “rete” che implica solidarietà;
5. Le ferite non vanno mai nascoste ma solo trasformate. Non bisogna mai vergognarsi dei propri limiti, delle difficoltà e dei propri peccati (sia livello personale che sociale). Non bisogna essere giudici dei peccatori, occorre solo impegnarsi per rifiutare la logica della corruzione.
Combattere la corruzione, i consigli del vescovo Bregantini
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