Dopo il commissariamento (per le mai dimostrate infiltrazioni mafiose) del ’93,
la classe politica locale, nelle elezioni comunali del 1995 venne totalmente sostituita. Tutti gli eletti in quella tornata elettorale possedevano gli stessi requisiti che l’elettorato di oggi richiede dopo un secondo commissariamento (le cui motivazioni devono ancora essere dimostrate in tribunale). Il successo elettorale del Movimento 5 Stelle mette in evidenza l’interesse che gli elettori hanno di riappropriarsi della politica, proprio come nel ’95 ci sarà un rinnovo totale degli eletti, sarà eletto chi non ha mai fatto “politica”, chi non ha mai frequentato circoli o sezioni, chi non ha mai espresso in pubblico le proprie opinioni e di sicuro anche molti che di opinioni non ne hanno proprio; e tutti questi neofiti della politica avranno la possibilità di decidere sulla gestione della cosa pubblica. Proprio come nel 1995. Sarà difficile però evitare di commettere lo stesso errore di allora. Molti degli indagati di oggi sono stati eletti negli anni scorsi perché erano “facce o nomi nuovi” della politica. Ottime persone prima, quando erano facce nuove, e malviventi dopo, quando sono diventati politici esperti? Difficile da credere. Più facile pensare che sia l’elettore a premiare con il voto il candidato che dimostra di avere le capacità necessarie a soddisfare le richieste più o meno (spesso molto meno) legittime degli elettori. Non si è mai visto un candidato a qualche carica amministrativa promettere, in campagna elettorale, che non farà mai alcun favore, che promette di non dire mai “dì a me” prima di dire “me la vedo io” e concludere con “a me che ci sta?”. È difficile che nel segreto della cabina elettorale non si pensi di dare il proprio voto a qualcuno che almeno si conosce, che può fare un favore, che può dare un posto di lavoro al parente disoccupato. Ciò che serve a Modugno, come dappertutto, non sono i politici nuovi ma una politica nuova; una politica che non si occupi più di appalti e concessioni edilizie ma che determini e diriga la comunità a considerarsi davvero come indicato con le prime due parole ascoltate in piazza San Pietro dopo l’Habemus Papam, “Fratelli e Sorelle”.