Così Cinzia De Candia, Responsabile del Settore Disabilità – allenatrice agonistica di nuoto FISDIER (Federazione Italiana Sport Disabilità Intellettive e relazionali) e FINP (Federazione Italiana Nuoto Paralimpico), per persone diversamente abili “mentali” e “fisici”, ex atleta, copre diversi ruoli all’interno delle “Officine dello Sport”, ovvero le Piscine Comunali di Modugno, di proprietà del Comune, la cui gestione appartiene a Vittorio Scagliarini, presidente e amministratore unico e la direzione sportiva a Gianluca Scagliarini.
D: Da quanto tempo ti occupi di persone diversamente abili?
R: Ho diretto quest’impianto per 6 anni, ma da 3 mi occupo più da vicino di disabilità.
D. Come si diventa istruttori dedicati ai diversamente abili?
R: Bisogna essere innanzitutto tecnici di nuoto e poi conseguire l’abilitazione con un brevetto rilasciato dal CIP (Comitato Italiano Paralimpico).
D: Come si ottengono soddisfazioni in questo settore?
R: Ci vuole inclinazione personale, passione, amore verso “l’altro” e lo sport, volontà esplicita di non fermarsi davanti a qualsiasi tipo di barriera possa riguardarli. Ho puntato all’autonomia e al desiderio che ciò si realizzasse proprio in questa struttura. Sono orgogliosa e soddisfatta dei miei allievi.
D: Qual è il messaggio che lo sport lancia ai ragazzi: competizione o un concentrato di sensazioni?
R: Loro hanno avuto la possibilità di scoprire quali sono i limiti reali che li riguardano e in quale entità nell’ambito sportivo. Oltre a ciò, ho promosso iniziative, come “la pizza sociale”, che li promuovono in quanto persone, autonomamente, senza la presenza della figura genitoriale o tutoriale in genere.
D: Renderli uguali agli altri? E uguali fra loro?
R: Credo che la disabilità non vada nascosta; sarebbe un errore: devono affrontarla e conoscere fin dove poter arrivare. Quest’anno c’è la volontà di allenare disabili fisici, ma non potrò mai dire che nuoteranno come un disabile mentale con grado lieve o moderato, ma posso dar loro la consapevolezza delle loro possibilità e degli obiettivi da raggiungere.
D: Come ti accorgi del momento i cui un diversamente abile riesce a capire le proprie capacità?
R: All’inizio si avvicina allo sport perché indotto dai genitori, dai medici, a fine anno o percorso scolastico, poiché non sa come utilizzare il tempo; poi comincia egli stesso a chiederti di più e vuole capire quali possono essere i suoi reali traguardi.
D: E quindi?
R: A quel punto non ho mai illuso alcuno del fatto che si possono raggiungere obiettivi grandi, ma “grandi obiettivi”.
D: Pensi che lo sport sia la medicina che può far guarire lo spirito, oltre che prendersi cura del corpo?
R: Ne è l’essenza. Ne sono convinta.
D: Dov’è il limite tra sana competizione e arrivismo?
R: Lo sport comincia e finisce nella società in cui si è nati, per cui è la società stessa che ne trasmette i valori. La sana competizione finisce quando i limiti sono già raggiunti; lì dove si va oltre il consentito, non si può parlare di sport.
D: Come si distingue un allenatore serio da un venditore di sogni?
R: Un allenatore serio non vende sogni, ma costruisce verità insieme ai propri atleti; essi lo riconoscono e gli sono sempre accanto. È ciò che successo a me. Chi vende sogni, prima o poi rimane solo.
D: C’è un rapporto che va oltre la palestra?
R: Certo, ma un allenatore deve sapersi fare da parte.
D: Come si fa a gestire questo rapporto, in modo da non andare troppo al di là del ruolo?
R: Facile: stare dietro il sipario e vedere cosa accade senza la sua presenza. Come a teatro.
D: Progetti futuri?
R: C’è un progetto grazie al Protocollo d’Intesa CIP (Comitato Italiano Paralmpico) e INAIL (Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro), possibile grazie alle Officine dello Sport per creare una squadra di diversamente abili ‘fisici’, avvicinando così allo sport, persone con un doppio trauma, a causa di un infortunio sul lavoro. 5 lezioni di orientamento a cui fanno seguito 40 ore di avviamento, in cui c’è un istruttore dedicato.
Da aprile in poi, trimestralmente ci saranno le gare sociali provinciali e regionali, con sede da stabilire e dal 9 al 13 maggio le nazionali a Chieti.
“ Autonomia e Consapevolezza del sé ”.
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