Nella serata del 4 dicembre erano presenti i rappresentanti di due associazioni diverse tra loro (Fratres e Aido) ma che vedono nel “dono” il loro obiettivo. Proprio su questo si è soffermata la riflessione introduttiva di don Nicola Laricchia che ha parlato del dono come l’unica vera possibilità di “rendere partecipi gli altri della nostra vita”, un gesto dall’alto valore etico perché gratuito e altruistico e in grado di salvare la vita altrui.
Importante l’intervento della dott.ssa Angela Lattanzio, medico trasfusionista presso la Banca del sangue dell’Ospedale “Di Venere” di Bari che ha parlato del processo trasfusionale come di un tavolino che poggia su tre gambe tutte ugualmente indispensabili (legge, operatori e donatori) e dal quale dipende gran parte del sistema sanitario. Attualmente ci sono leggi (basate su direttive europee) che garantiscono “la standardizzazione del prodotto del processo trasfusionale” e i parametri per l’idoneità dei donatori sono uguali in tutto il territorio europeo.
Lungo il corso della serata sono state specificate anche le cause che potrebbero permetterci di non essere “idonei” alla donazione del sangue: stile di vita poco sano, uso di droghe, rapporti sessuali a rischio, positività al virus dell’epatite o dell’Aids o l’aver contratto altre malattie e in generale “se non si è in buona salute”. Ecco perché “diventare donatori significa anche tenere costantemente sotto controllo la nostra stessa salute” grazie ai controlli che garantiscono l’idoneità alla donazione e alle analisi che sono inviate direttamente a casa post donazione e che possono garantire una diagnosi precoce di eventuali malattie infettive o di altra natura.
Al Dott. Cristoforo Cuzzolla (coordinatore trapianti organi ASL Bari) è toccato il duro compito di sensibilizzare sulla delicata tematica della donazione e trapianto degli organi (un tipo di solidarietà – se così si può definire- ancora poco radicato nella nostra cultura). Da subito è stata precisata la distinzione tra la donazione di organi da vivi (in questo caso è possibile donare solo uno dei reni o frammenti di fegato- operazione realizzabile solo in alcune cliniche specializzate) e da morti, persone cui è stata accertata la morte celebrale (irreversibile e completa cessazione dell’attività cerebrale). In questo secondo caso è possibile prelevare sia organi (reni, fegato, cuore, pancreas, polmoni e l’intestino) che tessuti (cornee, tessuto osseo, cartilagini, tendini, cute, valvole cardiache, vasi sanguigni).
Grazie alla relazione del prof. Cuzzolla è stato anche possibile sfatare falsi miti che vedono le religioni contrarie alla donazione ed al trapianto degli organi.
La maggioranza delle religioni o confessioni religiose sono, infatti, assolutamente favorevoli alla donazione e il trapianto degli organi ed anche i Testimoni di Geova, -contrari a trasfusioni – non pongono nessuno ostacolo alla donazione di organi.
Importante la riflessione della dott.ssa Lattanzio sulla donazione del sangue (e condivisa anche dal dott. Cuzzolla) che vede la donazione non solo come gesto di altruismo ma come sano “egoismo”: ognuno potrebbe necessitare della donazione altrui e trovarsi nella disperata situazione di pretenderla per se o per i propri cari; da qui la necessità di diventare noi stessi in primis protagonisti “donandoci” agli altri. (Per quanto riguarda il sangue, ricordandolo di fare periodicamente ed in maniera sistematica, non solo nel periodo natalizio sullo slancio di “spinte esclusivamente emozionali”).