Fallimento Divania, consumatori e anti-usura contro i vertici Unicredit

Secondo l’accusa, gli imputati accusati di truffa e appropriazione indebita “con artifici e raggiri, al fine di trarne profitto per gli istituti bancari di appartenenza nonchè per se stessi, inducevano in errore la clientela (ed in particolare Francesco Saverio Parisi, rappresentante legale della società Divania), circa la vantaggiosità dell’acquisto (mediante sottoscrizione di contratti) di prodotti finanziari derivanti”. Il reato di estorsione è contestato a tre dei 20 imputati, che “in concorso tra loro – si legge nel capo d’imputazione – constringevano Parisi ad impegnarsi a corrispondere all’istituto di credito la somma di 4,5 milioni di euro a saldo dell’obbligazione illecitamente creata con gli strumenti finanziari derivati a danno della società”.

Dei reati di truffa aggravata e appropriazione indebita sono accusate 12 persone. Luca Fornoni e Davide Mereghetti “ideavano, ingegnerizzavano ed implementavano prodotti finanziari derivati over the counter”, vale a dire mercati alternativi alle borse vere e proprie, di solito, non regolamentati. Sono quindi il complesso delle operazioni di compravendita di titoli che non figurano nei listini di borsa. Altri 10 imputati, tra i quali Conteduca, Protino e i responsabili, con diverse mansioni, delle filiali di Bari Zona Industriale e Bari via Putignani, “si occupavano – si legge nel capo di imputazione – della rimodulazione dei prodotti truffaldini (già offerti e collocati tra il 1998 ed il 2002 da altri colleghi, nei cui confronti il reato si è prescritto, alla clientela del Credito Italiano spa/Unicredit Banca spa fino al dicembre 2002 e, dal gennaio 2003, dell’Unicredit Banca d’Impresa divenuta, in data primo aprile 2008, Unicredit Corporate Banking spa)”. Secondo l’accusa i predetti 12 imputati “con artifici e raggiri, al fine di trarne profitto per gli istituti bancari di appartenenza (UBM e UBI facenti parte del gruppo Unicredit), nonchè per se stessi, inducevano in errore la clientela (ed in particolare Francesco Saverio Parisi, rappresentante legale della società Divania), circa la vantaggiosità dell’acquisto (mediante sottoscrizione di contratti) di prodotti finanziari derivanti”. In particolare, secondo le indagini della Procura di Bari, avrebbero indotto “Parisi nell’errore di ritenere che i 203 prodotti finanziari derivati, dallo stesso negoziati con la Filiale di Bari del Credito Italiano Spa, dell’Unicredit Banca Spa ed ancora dell’Unicredit Banca d’Impresa Spa, avessero finalità di copertura del rischio di cambio tra sterlina inglese e lira italiana (in 4 casi), tra dollaro Usa e lira italiana (in 22 casi), tra euro e dollaro Usa (in 171 casi) nonchè di copertura del rischio di variazione avverse dei tassi di interesse (nei restanti 6 casi), anzichè natura speculativa”.

Il reato di estorsione è contestato a tre dei 20 imputati, i già citati Aramini e Protino e il “Procuratore speciale di Aramini, Giuseppe Cittadino. “In concorso tra loro – si legge nel capo d’imputazione – constringevano Parisi ad impegnarsi a corrispondere all’istituto di credito la somma di 4,5 milioni di euro (somma riveniente dalla riduzione al 50% dell’esposizione debitoria complessiva di quasi 9 milioni di euro, a saldo dell’obbligazione illecitamente creata con gli strumenti finanziari derivati a danno della predetta società (Divania, ndr). In particolare – si legga ancora nel capo d’imputazione – al fine di consentire a Parisi di estinguere il debito, lo costringevano a sottoscrivere con un pool di banche e quale capofila la Unicredit Banca d’Impresa Spa la Convenzione interbancaria del 7 giugno 2005 con la quale, oltre ad assumere altre ulteriori obbligazioni con le altre banche firmatarie, Parisi veniva costretto ad assumere l’impegno di costituire una nuova società denominata Parco don Vito srl; far acquistare dalla parco don Vito Srl l’immobile di proprietà della Divania Srl; stipulare un mutuo fondiario dell’importo di 10 milioni di euro tra la Parco Don Vito Srl e la Unicredit Banca d’Impresa Spa a garanzia del buon fine di tutte le obbligazioni assunte da Divania Srl con la Convenzione; versare la somma di 10 milioni di euro alla Divania Srl quale acconto per l’acquisto dell’opificio; impegnarsi a versare ad Unicredit Banca d’Impresa Spa trimestralmente la somma di oltre 244mila euro a partire dal 31 marzo 2008 fino all’estinzione del debito”.

 

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