Circa 10 minuti di intervento per ciascun assessore. Passano un paio d’ore e il dibattito si fa puramente politico, con la parola che passa ai capigruppo. A partire dalla “nuova” opposizione. E’ l’Udc ad aprire quella che si potrebbe definire la seconda parte del Consiglio comunale, con il suo capogruppo, Simona Vitucci. “Non sono d’accordo – dice – sulla rottura dell’Udc e sulla lettura del sindaco sui patti infranti. Abbiamo già dichiarato che lo spostamento a sinistra dell’amministrazione, con la nomina di Marra, ci ha dato la certezza ideologica di non poter più far parte di questo governo. La carica del vicesindaco era a fondamento dell’accordo e ci dava certezze sul rispetto delle linee programmatiche. Chiedevamo di portare a termine pochi chiari obiettivi, ma le nostre richieste sono rimaste inascoltate. Come quella di un tavolo politico per il rilancio dell’attività amministrativa, anche a costo di azzerare l’esecutivo. La situazione è poi precipitata con le dimissioni di Vacca. Se non è crisi politica questa! Dopo che la risposta è arrivata sul sito del Comune, ci è sembrato chiaro che l’Udc non serviva più a questa maggioranza, e che forse saremmo stati più utili a Modugno passando all’opposizione. Chiediamo rispetto per le scelte politiche di questo partito, che non sono maturate nel giro di una notte – conclude Simona Vitucci – e invitiamo i politologi a tacere”. Prende quindi la parola Nicola Scelsi (La Puglia per Vendola). “Noi non abbiamo mai mandato a casa nessuna amministrazione, e non intendiamo mandare a casa questa – dice Scelsi – però abbiamo sempre ritenuto di dire la nostra, nel rispetto dei ruoli. A un certo punto ci siamo persi nella navigazione di questa amministrazione. Sembrava che non si conoscesse la rotta. Dopo una partenza complicata ci sono state una serie di difficoltà e il problema principale ancora irrisolto è il rapporto della magistratura con questo Comune. Poi è scoppiata la bomba, a partire dalle dimissioni di Vasile”. Scelsi ricorda quindi brevemente la carrellata di dimissioni che hanno portato all’attuale situazione, fino all’uscita dell’Udc dalla maggioranza dopo la nomina di Marra. “Chiedevamo trasparenza – dice – avremmo voluto condividere la nomina vicesindaco e invece non ci si incontra per decidere come procedere. Mi chiedo quindi se il programma resti lo stesso e con quale criterio siano stati scelti gli assessori. Rinnovando qui la fiducia al sindaco, chiedo però che ora si lavori per dieci anni di fila”. Quasi interamente incentrato sui problemi ambientali, l’intervento di Enzo Romito (Pdl), che ha posto al nuovo assessore Di Ciaula una serie di questioni, dal centro di raccolta per la differenziata alla vicenda della ex cementeria sulla Modugno-Bitetto ai fumi gialli di Sorgenia. Quindi l’invasione delle mosche e la “grossa partita che questa amministrazione si giocherà sulla nuova gara per la raccolta rifiuti”. E ancora la vicenda delle cooperative edilizie che tardano a partire e la vicenda dell’ex Csipa (chiesta come ordine del giorno proprio dall’opposizione). “Non avrà mai il mio sostegno politico – conclude Romito – ma sono pronto ad appoggiare ogni iniziativa per il bene della città”.
Nomina assessori e vicenda Udc anche nelle parole del capogruppo del Pd, Fabrizio Cramarossa. “In questa nuova Giunta – dice Cramarossa – non c’è un assessore del Pd. Siamo un partito che ha cercato di dare un segnale alla città. Un partito di 4300 voti e 7 consiglieri ha dato al sindaco libertà e autonomia di scelta, per tarare l’azione politica sui risultati. Il Pd è l’architrave della coalizione, quantomeno per i numeri, e sta dentro questa maggioranza mani e piedi pur non avendo un assessore di riferimento”. Sulla rottura con l’Udc: “Se ci sono margini ricucitura, come già detto dal sindaco, si sperimentino fino in fondo”. E infine un appello alla Giunta: “Ci aspettiamo che ciascuno segni obiettivi precisi e vogliamo un confronto sui tempi. L’aula farà una valutazione degli esiti perché è impensabile che chi non produce resti. Questa posizione del Pd – conclude Cramarossa – non è rinuncia alla politica ma volontà di rilancio”. A concludere gli interventi politici prima delle repliche, il principale partito d’opposizione, i Moderati e Popolari con il capogruppo, Sergio Cavallo. “L’accordo Pd-Udc non poteva essere legato alla sola figura di Bellomo – dice – anche perché risale alle primarie. Dopo le dimissioni di Bellomo il Pd spinge per fare uscire l’Udc dalla maggioranza. Forse il piano era studiato a tavolino. All’indomani della nomina di Marra e conseguente uscita dell’Udc dalla maggioranza, ne abbiamo avuta conferma. Con l’apparentamento scritto non avrebbero mai permesso all’Udc di uscire dalla maggioranza, perché non avrebbero più avuto i numeri”. Cavallo parla quindi delle nomine assessorili. “L’azzeramento dell’esecutivo con la nomina di una Giunta tecnica – dice – era stato chiesto prima dall’Udc e poi dal Pd. Gli altri assessorati sono rimasti tali perché questa maggioranza non può fare a meno di alcuni partiti per mantenere i numeri?”. Cavallo ne ha per tutti: parla del passaggio di testimone tra Signorile e Di Ciaula “messo lì per zittire il Comitato pro Ambiente?”, della posizione di Marra, ex revisore dei conti, di una Roberta Chionno “inesperta” e dell’assessore Di Ronzo che non ha mantenuto le promesse (con riferimento alla mensa). “Il Pd – conclude Cavallo – doveva chiedere tutta la Giunta tecnica per dare una svolta alla città”. E chiude paragonando l’amministrazione Gatti ad una nave che affonda, mentre il suo comandante, il sindaco appunto, continua inutilmente a rassicurare equipaggio e passeggeri.