L’annuncio durante la visita di Christian Wulff, presidente della Repubblica federale tedesca, a Bari. Dopo Roma e Milano, si è conclusa in Puglia (regione ha ottimi rapporti e scambi economici con la Germania) la visita istituzionale del presidente che ha chiarito: “Siamo venuti nelle regioni d’Italia più produttive. Ho incontrato lavoratori e dirigenti della multinazionale, artefici dello sviluppo di una produzione di alto livello mondiale. Un impegno di questo tipo serve anche alla Germania. È una collaborazione ‘win-win’ (non esistono vinti, ma vincono tutti i partecipanti, ndr), utile per entrambe le parti: non si tratta di fare concorrenza con bassi salari, ma di creare opportunità. Noi – conclude Wulff – non siamo parte del problema, ma vogliamo essere parte della soluzione”. Sulla stessa lunghezza d’onda Dambach: “Lo stabilimento modugnese è non solo un fiore all’occhiello, ma anche punto di riferimento nella sperimentazione, progettazione e produzione all’interno dell’universo Bosch, e non sfigura nel confronto con quelli tedeschi del gruppo. Nel 2010 ha anche ottenuto un premio di qualità organizzato dal gruppo per i suoi migliori impianti (2 milioni di pezzi prodotti a Modugno nel 2011). Per certi versi al Sud si riesce a proporre nuovi modelli lavorativi più facilmente rispetto al Nord Italia perché c’è più flessibilità”.
Il sito industriale modugnese, che conta circa 2.200 addetti, è tra i più importanti nel Sud d’Italia. A Modugno la Bosch produce ogni anno 2 milioni di sistemi common-rail, con una qualità che è valsa a questo stabilimento numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio per l’Innovazione. Grazie al supporto della Regione Puglia, Bosch ha investito anche in tecnologie ecosostenibili e sui tetti del sito di Bari ha il più esteso impianto fotovoltaico di tutto il gruppo nel mondo con una prestazione complessiva di 1,4 megawatt. In sostanza il management Bosch ci considera al pari della Lombardia. Un ottimo risultato in tempi di crisi come quello attuale, in cui grandi gruppi industriali non scommettono più sul nostro territorio, ma chiudono gli stabilimenti per trasferire fuori dai confini nazionali la produzione, lasciando a casa migliaia di lavoratori.