L'interesse aumenta… i poveri

altPer ogni comunità la quantità di moneta necessaria è quella che consente di utilizzare i beni ed i servizi presenti sul mercato, più una quantità di denaro sufficiente a permettere gli investimenti che poi porteranno benessere a tutti.

Nell’antichità si usava il baratto – che prevede solo lo scambio di beni già presenti – e non era possibile fare investimenti perché questi hanno la caratteristica di dare i loro frutti in un futuro più o meno lontano; l’unico investimento possibile era il risparmio, ad esempio negli anni in cui il raccolto era superiore alle necessità si toglieva una quota di semi dal raccolto che permetteva la semina l’anno successivo e la si scambiava magari con un asino o un mulo che avrebbe incrementato il lavoro nei campi.

L’uso della moneta ha agevolato l’evoluzione sociale grazie alla possibilità di poter anticipare al presente la ricchezza futura attraverso la promessa di pagare nel futuro ciò che veniva concesso nel presente: il debito. Con il debito si materializzano nell’immediato i guadagni futuri. Un meccanismo che ha permesso un progresso sociale molto più veloce: “non ho sufficienti soldi per comprare quel mulo che mi consentirà di aumentare la produzione? mi faccio anticipare il futuro guadagno e restituirò quanto mi è stato anticipato con l’incremento di lavoro che otterrò con il mulo”.

Lo stesso accade allo Stato che dovendo costruire una strada si indebita per reperire i finanziamenti per costruire quella strada che permetterà di viaggiare meglio e fare scambi con maggiore facilità. È evidente quindi che con queste finalità l’indebitamento assume una funzione di acceleratore dello sviluppo sociale. Chi concede i finanziamenti immettendo in circolazione la moneta necessaria allo sviluppo, assume una funzione propulsiva rimettendo in circolazione, a disposizione di tutti, la ricchezza di altri, moltiplicandola e svolgendo così un compito di alta valenza sociale. Per questo servizio è giusto pagare, ma quanto?

Se le banche si limitassero ad anticipare la ricchezza futura e per questo servizio chiedessero un giusto compenso sarebbe altrettanto giusto pagarlo ma…c’è un “ma” enorme: le banche non solo immettono moneta in circolo per la ricchezza futura (investimenti) che poi andrà ad incrementare la ricchezza permanente (infrastrutture, macchinari, lavoro) ma anticipano anche denaro che non si trasformerà mai in ricchezza reale e per questo, attraverso il debito, impoveriscono anziché arricchire. Anzi si impadroniscono progressivamente di tutte le ricchezze disponibili e impediscono proprio quello sviluppo che dovrebbe essere il risultato della loro funzione sociale.

Bene ha fatto il consigliere regionale dell’Unione di centro, Peppino Longo, a rivolgere un appello alla giunta Vendola affinché il governo regionale faccia sentire agli istituti di credito la voce di tutta la Puglia perché tornino ad ottemperare alla funzione sociale del credito che la Costituzione italiana assegna alle banche. Quello che stanno facendo alcuni sindaci, in particolare della provincia di Bari, che stanno scrivendo ai direttori delle banche delle proprie città per sollecitare un maggiore sostegno all’economia cittadina e prestare attenzione alle piccole e medie imprese, alle famiglie ed ai singoli cittadini, è un segnale preoccupante di quanto sia difficile la situazione economica delle famiglie e delle piccole e medie imprese. Si corre il rischio di vedere allungata la già lunga lista dei senza lavoro e come Regione dobbiamo cercare di evitare di arrivare a questo”.

Il consigliere Longo però non può pensare di esaurire con un appello alla giunta regionale il mandato dei suoi elettori; ben altro la comunità modugnese si aspetta da lui, a cominciare proprio da quelle piccole e medie aziende che con lui hanno collaborato negli anni in cui “Peppino Longo” era sinonimo di grande impresa edile. Oggi, non più manager ma consigliere regionale, dovrebbe mettere a frutto la sua esperienza di imprenditore per trovare gli argomenti giusti affinché il nostro sindaco Gatti rivolga lo stesso invito che tanti sindaci stanno rivolgendo agli istituti bancari per risolvere i problemi “dei piccoli imprenditori che hanno difficoltà a mandare avanti le proprie attività e a pagare i propri dipendenti”.

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