L’incontro dibattito organizzato dal circolo SEL di Modugno “Intercultura, multicultura ed integrazione: Verso quale modello di comunità?” tenutosi il 30 novembre scorso nella sala Beatrice Romita a Modugno ha registrato una palese e gravissima carenza: i diretti interessati.
A onor del vero, in una platea scarna e composta di persone palesemente disinteressate alle tematiche per cui detto convegno era stato istituito, gli stranieri presenti erano quattro. Gli interventi sono stati di carattere puramente tecnico: il delegato della Cgil ha parlato della legge Bossi-Fini e delle conseguenze prodotte e il delegato dell’associazione Abudusan ha parlato della realtà che si vive a Bari. Temi già conosciuti ai più, ma che non avevano nessuna attinenza con il tema del convegno. La sig.ra Irena Shkurti, albanese, residente a Modugno da più di tredici anni, nel suo intervento ha rilevato le difficoltà iniziali cui sono andati incontro i suoi figli nell’integrarsi: “difficoltà soprattutto legate alla lingua”.
“Gli stranieri sono persone come tutti” ha continuato la sig.ra Shkurti, ponendo l’accento, su questo aspetto del tema e ha sottolineato il paradosso di un ragazzo o ragazza stranieri che “al compimento della maggiore età, se i loro genitori non riescono a dimostrare di essere in grado di mantenerli, sono costretti ad abbandonare gli studi e a cercarsi un lavoro per ottenere il permesso di soggiorno, altrimenti dovrebbero ritornare nel loro paese di origine dove, nella maggior parte dei casi, non hanno più legami di parentela e non si identificano più né con le abitudini né con i costumi, perché cresciuti e integrati nel nostro tessuto sociale e culturale” E queste sono state le uniche parole che facevano riferimento al tema così importante e delicato, cioè “l’integrazione e verso quale modello di comunità?”
Insomma, si è parlato di tutto, di irregolari, di regolari, di leggi, di respingimenti alle frontiere di barconi pieni di “clandestini” “che sono un’altra cruda realtà, alla quale dobbiamo abituarci, perché non si fermerà mai anzi andrà sempre più in crescendo” ha detto nel suo intervento l’ass. Fratoianni ma non si è fatto cenno alla realtà delle persone, delle etnie che sono presenti e che vivono, lavorano e interagiscono in armonia con tutti nella città di Modugno. Non si è fatto alcun cenno agli “stranieri” che a Modugno sono integrati, che non ci sono episodi di xenofobia. Inoltre, non si è nemmeno sfiorato il tema dei Rom che a Modugno sono insediati da più di quarant’anni.
La realtà che sarebbe emersa è quella che nella città di Modugno gli “stranieri” sono “persone” come tutti, ne più e ne meno. Modugno è una città aperta, una città cosmopolita e lanciata verso il futuro, dove chiunque abbia voglia di lavorare seriamente e con onestà trova spazio e possibilità di esprimere le proprie potenzialità, in qualsiasi campo, basta crederci. Io in primis ne sono l’esempio, Dubis Villalobos “una strana italiana”.
Certo c’è tanto ancora molto da fare, da lavorare, ma si dovrà lavorare ancora di più se si fanno convegni organizzati in questo modo, dove i diretti interessati “brillano per la loro assenza” perché non convocati, non rappresentati; sarebbe bastato apporre qualche locandina preso i call center e invitare le varie associazioni di immigrati che esistono in città a partecipare, il risultato sarebbe stato ben “diverso”.