“La situazione è insostenibile” urlano gli abitanti di via Guido Reni e via Paolo Marzi. Sono passati già più di dieci anni dalla prima denuncia presentata dai cittadini all’allora sindaco Bonasia. Numerosi sono stati gli esposti, le raccolte firme, le relazioni tecniche ed i rilievi fonometrici, tutto per chiedere all’Anas di installare lungo il tratto in questione (poche centinaia di metri) delle barriere fonometriche che assorbano il rombo continuo degli automezzi che a qualsiasi ora del giorno attraversano le due strade in questione.
“Il disagio acustico dovuto alla SS 96 per il tratto in cui questa corre parallela alle abitazioni – leggiamo nelle conclusioni della relazione realizzata nel lontano 2002 con determina del 14 maggio 2002 del terzo settore del comune di Modugno – si avverte in tempi immediati a causa dell’elevato rumore di fondo prodotto dal continuo passaggio di mezzi mobili di vario tipo e dimensioni, al punto da giustifica la misura del livello di rumore solo come adempimento di un obbligo istituzionale”.
“Dal riscontro dei livelli equivalenti ponderati di rumore registrati – leggiamo più avanti – si deve evidenziare una situazione di effettivo disagio per gli abitanti della abitazioni presenti lungo il tratto interessato; disagio dovuto agli elevati livelli di rumorosità presenti ma soprattutto al persistere di un elevato rumore di fondo immediatamente sensorialmente percepibile. […] Pertanto, sarebbe opportuno e necessario a provvedere quantomeno per il tratto della SS 96 all’installazione di sistemi tecnologici di abbattimento del rumore, ad esempio pannelli fonoassorbenti e/o fono riflettenti o quant’altro si dovesse eventualmente ritenere utile a tal fine”.
Il comune di Modugno, in una raccomandata del 9 gennaio 2003, comunica che “i rilievi fonometrici effettuati dal 22 al 29 ottobre 2002, evidenziano la necessità di predisporre a cura e spese dell’Anas adeguati sistemi di abbattimento del rumore al fine di salvaguardare la salute dei residenti nel popoloso quartiere cittadino”. In risposta a tutto questo, l’Anas S.p.a., che dovrebbe risolvere la questione, ha risposto in una nota protocollata risalente al17 agosto del 2004 “inserendo l’area interessata nel piano generale assicurando la risoluzione del problema segnalato secondo l’idoneo grado di priorità previsto dall’art. 3 del D.M. Ambiente del 2000”.