Poi dulcis in fundo: “Non è normale che per le primarie vadano a votare anche i non tesserati. Non ci sono più ideologie”. Cambiando location entriamo nella tabaccheria di corso Vittorio Emanuele e ascoltiamo l’accorato parere di Rocco, il proprietario che per l’occasione si allontana cordialmente dalla macchina delle ricariche telefoniche per avvicinarsi al registratore della voce: “Ci sono molti sprechi. Che fine fanno questi soldi? Non è possibile fare dei progetti. Non dobbiamo preoccuparci di creare infrastrutture, dobbiamo fare le formiche a lavorare”. Con fervore ammette: “Qui ci vuole un bandito Giuliani che azzeri tutto. In Italia ci vuole una rivoluzione”.
Ancora il discorso sull’Italia: “Quanto prendono i poveri pensionati e quanto prendono i ministri, quanto prende l’imprenditore che ha tutto, editoria e televisioni” . E allora incalziamo anche noi in tal senso chiedendo se è giusto che Giuliano Ferrara prenderà 3000 euro per pochi minuti di editoriale in televisione: “Noi siamo comandati da un bandito, è il potere che sceglie il prediletto–dice il tabaccaio Rocco con fervore, a tratti sedato dalla moglie da dietro il bancone- qui ormai è una dittatura. Io darò il mio voto ad un 20enne”.
L’epopea delle considerazioni si conclude nel chicchetteria di Renato in piazza Sedile dove Aleandro Mele, figlio di un politico modugnese, che sta preparando un cocktail al succo d’ananas dice: “In Italia ci vuole una rivoluzione, perché i politici devono fare i politici e gli imprenditori gli imprenditori, senza l’intreccio d’interessi. A Modugno poi, -conclude- ci sono troppi candidati. Non si capisce niente”. Insomma se il buon Massimo D’Azeglio ci fosse ancora, avremmo lasciato a lui l’ardua sentenza di definire se gli Italiani sono finalmente pronti, e chissà se passando da Modugno a maggio avrebbe detto: fatta Modugno, bisogna fare i modugnesi.
Articolo pubblicato nel numero di marzo 2011.